sabato 30 marzo 2013

La Pastiera napoletana

Con la Pastiera napoletana, tipico dolce pasquale, siamo al terzo nostro appuntamento. Il nostro appuntamento mensile con "Quanti modi di fare e rifare". La pastiera è il classico dolce italiano conosciuto anche all'estero, è buono, sa di primavera, è il dolce che segna il confine tra la fine dell'inverno e l'inizio della primavera. Noi siamo andate a cercare il sito ufficiale della pastiera che trovate qui.
E' una bella ricetta non difficile, però ci sono ingredienti che forse tutti non possono reperire e infatti le mie amiche hanno avuto difficoltà con il grano, ma vi spiegheranno loro. Io ho comprato il grano biologico, l'ho messo a bagno per 3 giorni cambiando l'acqua 3-4 volte al giorno, l'ho messo a cuocere per un paio di ore, l'ho fatto scolare e poi una parte l'ho congelata per rifare la pastiera o per altri scopi e una parte l'ho utilizzata per la pastiera adesso. Se non trovate il grano, potete usare l'orzo perlato, anche questo da mettere a bagno la sera prima e cuocere poi, oppure il riso a chicco tondo cotto 20 minuti. Vado a scrivere la ricetta:

Ingredienti:

una base di pasta frolla: (questa è la mia pasta frolla, quella che faccio ogni volta, ormai è garantita)
500 grammi di farina 0, 
250 grammi di zucchero, 
230 grammi di burro, 
2 uova e un tuorlo, 
un pizzico di sale, 
io metto anche un cucchiaino piccolo di cremor tartaro perché viene più soffice. 
Si uniscono farina, zucchero, sale e il cucchiaino di lievito e si mescolano, si aggiunge poi il burro freddo a pezzettini, le due uova ed il tuorlo. Si impasta molto velocemente cercando di non scaldare l'impasto. Si fa una palla e si mette a riposare nella parte meno fredda del frigorifero. Dopo una/due ore si riprende la pasta frolla e si stende con il mattarello, se si dovesse scaldare e rompere va rimessa in frigorifero, non fate l'errore di rimpastarla.


Ingredienti per il ripieno:


700 grammi di ricotta di pecora,
600 grammi di zucchero

2 limoni
50 grammi di cedro candito
50 grammi di arancio candito (home made, avanzo del panettone)

50 grammi di zucca candita,

100 grammi di latte,

30 grammi di burro

5 uova intere più 2 tuorli

un cucchiaino di vaniglia biologica, (estratto)

1 cucchiaio di acqua di fiori d'arancio
1 pizzico di cannella

Mettete in una casseruola, a fuoco basso, il grano cotto, il latte, il burro e la scorza grattata di un limone, fate cuocere per 10 minuti fino a che non diventa una crema.
A parte frullate, la ricotta, le uova intere, i tuorli, lo zucchero, la vaniglia, l'acqua di fiori d'arancio, la cannella. Lavorate tutto bene per rendere l'impasto fine, aggiungere poi la buccia grattata di 1 limone e i canditi tagliati a dadini. A questo punto unire il grano cotto che dovrebbe essere freddo a tutto questo impasto ed amalgamare bene.
Riprendere la pasta frolla, stenderla ad un'altezza di 1/2 cm e rivestire la classica tortiera per la pastiera, (diametro 30 cm), ovviamente imburrata e infarinata. Sistemare bene la pasta frolla e versarvi dentro l'impasto preparato. Livellatelo bene, e decoratelo con la classica griglia fatta di strisce di pasta frolla, loro dicono di spennellarle di uovo sbattuto, io non l'ho fatto, non mi piace il sapore che sento dopo. Infornate a 180°C per un'ora e mezza, fino a che non avrà preso il colore tipico. Fatela freddare e poi spolveratela di zucchero a velo, portatela in tavola con la sua teglia e tagliatela direttamente da lì. Se vi dovesse rimanere, cosa poco probabile, rimane in frigorifero per 4-5 giorni. Siccome a me era venuto un impasto eccessivo ne ho fatte due più piccole e le ho congelate.
E' un dolce che amo molto e che faccio da tanti anni, e sono contenta di averlo fatto nuovamente, quest'anno, per questa occasione, e vorrei che anche altre/i si cimentassero in questa bella iniziativa che, Anna, Ornella ed io abbiamo fatto nascere.



Qui si vede bene l'interno con il grano e la pasta frolla






Questa è la bellissima pastiera di Ornella

La pastiera di Nonna Sole




La pastiera di Anna




                                             la pastiera di Libera



La pastiera di Stella


Il prossimo mese, ci esibiremo in un altro classico "Anelletti al forno alla palermitana" di uno dei più famosi chef italiani Andrea Matranga.
Seguiteci, ogni mese rifaremo una ricetta della classica cucina italiana.

giovedì 28 marzo 2013

Pizza di Pasqua al Formaggio


La pizza al formaggio, pecorino e parmigiano, è una di quelle cose che non può mancare sulle tavole di alcune regioni del centro Italia la mattina di Pasqua,  sicuramente a casa mia, da quando ero piccola, mia nonna ha sempre fatto sia Schiacce unte o Panine unte della Val di Chiana, queste al formaggio e quelle con l'anice che io adoro. Queste, è già il terzo anno, che prendo la ricetta di Paoletta, pubblicata da Paola Lazzari, che scrive nel blog Ammodomio di Ornellasulla Cucina Italiana qualche anno fa. Questa pizza  si accompagna a salumi vari, e uova sode, molti non disdegnano di accompagnarla ad un buon cioccolato amaro magari delle uova, ma che sia un cioccolato almeno al 70% di cacao. Provatela e con questa vi auguro una Pasqua in tutta allegria e tranquillità. Scrive Paoletta che questa ricetta ha più di un secolo, ma come potrete vedere, è perfetta.

Ingredienti:

5 uova biologiche
300 grammi di farina 0
200 grammi di manitoba
100 ml di acqua
25-30 grammi di lievito di birra 
1 cucchiaino di zucchero
1 cucchiaino di sale, non di più, i formaggi sono già salati
1 cucchiaino di pepe, macinato al momento
5 cucchiai di olio evo (io Dante)
50 gr di strutto (non sostituire)
250 grammi di formaggio grattugiato, parmigiano e pecorino romano, se preferite che prevalga il sapore di un formaggio basta, all'interno dei 250 grammi cambiare le percentuali.


Sciogliere il lievito con un cucchiaino di zucchero nell'acqua tiepida e lasciatelo gonfiare per 5 minuti.
Mettere  le farine setacciate in un contenitore, fare un pozzetto al centro e  farci cadere il lievito sciolto nell'acqua, impastare con poca farina, deve venire una pastella morbida, copritela con la farina che sta intorno e lasciate riposare 55/60 minuti (autolisi, qui una buona spiegazione)
Intanto sbattere le uova, aggiungere il sale, il pepe i formaggi e l'olio, amalgamare e far riposare.
Dopo un'ora l'impasto sarà tutto screpolato a quel punto aggiungere il composto di uova e continuare ad impastare, poi lo strutto, se l'impasto fosse troppo morbido potete mettere un po' di farina, ma complessivamente, questa non deve superare i 600 grammi. Il mio impasto l'ha fatto la macchina del pane e dopo l'ho lasciato lievitare per un'ora, a quel punto l'ho messo nella teglia unta di olio, coperto con pellicola sempre unta, in forno con la luce accesa, dopo qualche ora è arrivato al bordo della teglia.
Accendete il forno a 200°C con una teglietta piena d'acqua sul fondo, infornate subito così la pizza si può sviluppare ancora prima che arrivi il calore forte, cuocete per circa un'ora e poi fate la prova stecchino, lasciatela comunque asciugare in forno anche dopo averlo spento, mettetela sulla griglia dopo averla tirata fuori dalla teglia.
Lo stampo da usare è di quelli in alluminio leggero, svasato, e queste le misure: altezza cm. 12, base inferiore cm. 16 e base superiore cm. 21, io ho usato quelle caldaie con i manici in simil ottone, la cottura è stata buona.

 

lunedì 25 marzo 2013

SCHIACCIATA DI PASQUA LIVORNESE


Copio questa ricetta dal blog Non solo piccante, dico subito che è venuta perfetta, sapore, colore cottura, anzi, è lievitata talmente bene che ho usato uno stampo da 1 chilo ed è arrivata al bordo in meno di 3 ore, la casa era calda, volevo anche dire che questa schiaccia la faceva anche mia nonna che era di Cortona, ma come avviene per tutte le ricette, anche questa ha girato un po' dappertutto, e ognuno probabilmente, ha aggiunto qualcosa di suo, per cui io non ho messo il vin santo, in altre province si aggiunge o si toglie qualcosa, l'importante è un buon risultato, io la trovo ottima, ecco di seguito la ricetta:
tempi di preparazione: 1 giorno, 24 ore precise, dal poolish, al taglio della prima fetta

Ingredienti per una schiacciata: stampo di carta alto da 1 chilo, 

per il poolish da fare la sera

72 grammi di farina manitoba
60 grammi di acqua
3 grammi di lievito di birra

per l'impasto, anzi gli impasti

3 uova, io biologiche
240 grammi di farina manitoba
185 grammi di farina 0
150 grammi di zucchero
15 grammi di latte tiepido
4 cucchiai di olio evo (io Dante)
10 grammi di lievito di birra
30 grammi di burro morbido
15 grammi di semi di anice
30 ml di liquore sambuca
20 ml vinsanto, io no
1 arancia biologica, la buccia e il succo di metà spremuto
1/2 cucchiaino, da caffè, di sale
1 bacca di vaniglia

per spennellare

1 tuorlo d'uovo diluito con un cucchiaino di latte

- la sera: preparare il poolish facendo sciogliere il ldb in un cucchiaio di acqua tiepida, preso dai 60 grammi, e poi mescolare con l'altra acqua e la farina manitoba, coprire con pellicola e mettere a lievitare, io in forno con luce accesa, fino al mattino, basta un contenitore piccolo.

Tutti gli ingredienti dell'impasto, scritti sopra, vanno divisi per 3, perché 3 sono gli impasti che verranno fatti, tranne la farina 0 che nell'ultimo impasto sarà di 95 grammi.
La mattina dopo, primo impasto:
- Se avete la planetaria metteteci la biga che sarà bella lievitata con 80 grammi di manitoba, 45 grammi di farina 0, 50 grammi di zuccheri e 1 uovo, sciogliete il ldb nei 15 ml di latte tiepido e aggiungetelo agli altri ingredienti, amalgamate e poi aumentate la velocità, poi aggiungete i 10 grammi di burro morbido e fatelo incorporare bene e fate incordare, mettete tutto in un contenitore coperto e in forno con luce accesa per due ore.
Nel frattempo mettete i semi di anice a bagno nella sambuca
- secondo impasto: mettete nella planetaria 80 grammi di manitoba, 45 grammi di farina 0, 50 grammi di zucchero, 1 uovo e 2 cucchiai di olio evo, impastate poco e aggiungete il primo impasto. Quando sarà tutto bello amalgamato unite altri 10 grammi di burro morbido e fate incordare. Rimettete nuovamente a lievitate, coperto, sempre in forno per altre due ore, a questo punto crescerà molto
- terzo impasto: tutti gli ingredienti rimasti nella planetaria, tranne sale e burro, che metteremo dopo, e unite l'impasto principale, impastare a bassa velocità e aggiungete il burro, dopo il sale, fate incordare e poi rovesciate sulla spianatoia infarinata, fate qualche giro di pieghe di tipo 2 (allargate l'impasto, prendete degli ipotetici angoli, allargateli e portateli verso il centro), mettete a lievitare nello stampo, io ne ho trovati alti da 1 chilo, o bassi da mezzo, per cui l'ho messo in quello da 1 chilo, impasto bello idratato, caldo abbondante e in 3 ore è arrivato oltre il bordo, copritelo con pellicola imburrata altrimenti l'impasto si appiccica. 
-Accendete il forno, mezzora prima, 170°C, spennellate la superficie con i dovuti modi, altrimenti si sgonfia, con tuorlo e latte, e infornate, forno statico, con ciotola d'acqua sul e fondo. Si colora velocemente, copritela con un foglio di alluminio se vi sembra che sia troppo colorata. Cottura 45 minuti, io l'ho lasciata altri 10 minuti senza fare la prova stecchino, secondo me 55 minuti vanno benissimo, la mia era perfetta, come si vede dalla foto. 
- Munitevi di due/tre ferri da calza fini, quelli di una volta, appena spento il forno infilzatela alla base, giratela a testa in giù e appoggiate i ferri in una pentola o fra due sedi, l'importante è che si raffreddi a testa in giù per evitare che collassi, come per i panettoni.
Quando è fredda tagliatela, è strepitosa, ne farò subito un'altra altrimenti a Pasqua non ne abbiamo
Ringrazio Non solo piccante per la ricetta.

Submission Yeastspotting





con la schiacciata di Pasqua livornese partecipo al gioco L'Italia nel piatto che trovate su facebook

venerdì 22 marzo 2013

CUCINA PORTOGHESE: PASTEIS DE BELEM


Ho scoperto questi splendidi dolcetti quando, per l'Abbecedario culinario d'Europa è arrivato il Portogallo con le sue splendide ricette. Io conosco il Portogallo per le sue innumerevoli ricette di baccalà che adoro, e lo cucino molto spesso, piace a tutti, ma non conoscevo la parte dolce di questo splendido Paese, grazie a Rosa Maria del blog Torte e dintorni ho scoperto questa meraviglia, se non li conoscete provateli sono una vera delizia e poi ho fatto la pasta sfoglia, in realtà è una mezza sfoglia, ma con tanti giri ed è venuta perfetta, prossimamente farò la vera pasta sfoglia, solo per dimostrare a me stessa che la posso fare, perché questa di Torte e dintorni è buonissima e il risultato è identico, soffice, leggera, con tanti strati, ho usato un burro biologico molto buono.
Riporto sempre dal blog di Torte e dintorni. I pastéis de Belém prendono il nome da una delle zone più belle di Lisbona, alla foce del Tago, la zona di Belém dove si trova la Torre di Belém, (da Bethlém) simbolo della città, o il Monastero dos Jeronimos, anche questo legato alla genesi, si racconta che vicino al monastero c'era una raffineria di zucchero di canna con un negozietto, e che quando nel 1820 i monasteri e i conventi vennero chiusi per la rivoluzione liberale, i frati e le suore cominciarono a fare e a vendere i pastéis de Belém, e ancora oggi vengono venduti nella stessa zona e fuori dalla zona Belém si chiamano Pastéis de Nata.

Ingredienti per 12 pastéis de Belém

per la pasta sfoglia

250 grammi di pasta sfoglia preparata così
125 grammi di farina 0
125 grammi di burro biologico freddissimo
1 pizzichino di sale
1 cucchiaio di acqua fredda

per la crema:

per la sfoglia ho dimezzato le dosi, invece per la crema  ho fatto intera dose, tanto non avanza mai
50  ml di acqua
150 grammi di zucchero
1 cucchiaio di farina
250 ml di latte
3 tuorli + 1 uovo bio
zucchero a velo e cannella per spolverare - omessi -

Per la preparazione della pasta sfoglia vi rimando sempre al blog di Rosa Torte e dintorni, è ben spiegato, per la crema ecco la spiegazione, è una super crema pasticcera, stupenda, profumata, dolce, velluto, poi a me la crema viene benissimo, non mi impazzisce neppure quella inglese senza farina.
Mettete a scaldare l'acqua con lo zucchero e fate addensare fino allo stadio del filo. Intanto diluite la farina con poco latte freddo e quando non ci sono più grumi aggiungetelo tutto, unite i tuorli e l'uovo, e sbattete, io ho usato il minipimer, poi aggiungete lo zucchero quello addensato con l'acqua continuando a sbattere, mettete il tegamino, o bastardella a bagnomaria e fate cuocere, girando sempre allo stesso modo, altrimenti potrebbe impazzire, e fate cuocere 10 minuti.
Prendete la sfoglia, stendetela, non vi so dire a qualche altezza, vi dico solamente che ne ho ricavato 12 dischi di 9 cm di diametro e con quelli ho foderato i pirottini che ho messo dentro alla teglia per i muffin (tutto della Guardini, Fatto scaldare bene il forno a 250°, comunque al massimo, riempire con la crema e infornare per 25 minuti. Spolverizzare con zucchero a velo o cannella, io mi sono dimenticata, ma erano già stupendi così.


mercoledì 20 marzo 2013

COZONAC per L'Abbecedario culinario d'Europa


Abbecedario culinario d'Europa

Eccoci arrivati alla lettera D e siamo in Romania, in casa di Cristina del blog La cucina di Cristina. Le bellissime immagini di Cristina ci fanno visitare la Romania, terra di grandi laghi, di montagne, famosi i Carpazi e di splendidi Castelli, come non ricordare il famoso film di Bram Stoker sul conte Vlad, girato appunto al Castelul Bran una fortezza al confine tra la Transilvaia e la Valacchia, il preferito della regina Maria di Romania, comunque vi consiglio di leggervi tutto quello che Cristina ha scritto su questo Paese, bellissimo dal punto di vista geografico, una natura incontaminata. Io passo alla ricetta della colomba rumena, ma va bene anche come panettone, il Cozonac.

Ingredienti per uno stampo da plum cake di 30 cm di lunghezza

per la pasta:

500 grammi di farina 0
4 uova
1/2  cucchiaino di sale
100 grammi di zucchero
20 grammi di lievito di birra fresco
100 grammi di burro
125 ml di latte
bacca di vaniglia

per il ripieno:

125 grammi di noci macinate
10 grammi di cacao amaro
75 grammi di zucchero
50 grammi di uvetta messa a bagno qualche ora prima nel limoncello
50 ml di liquore dolce, io limoncello home made
50 ml di latte tiepido
100 grammi di canditi

Sciogliere il lievito in una tazzina con un paio di  cucchiai di latte e un cucchiaino di zucchero, sbattere le uova con lo zucchero e il sale. Mettere la farina, setacciata, in un contenitore, fare un incavo e versare al centro, il lievito sciolto, le uova sbattute e l'interno della bacca di vaniglia, i semini.
Lavorare la pasta o con frullino o planetaria, aggiungere poco alla volta il latte  tiepido e quando la farina è stata tutta inglobata cominciare ad aggiungere il burro sciolto, poco alla volta fatelo incorporare bene all'impasto. Avrete una bella pasta morbida ed elastica. Mettere a lievitare coperta per un paio di ore.
Per il ripieno, tritare le noci nel mixer, nel frattempo mescolare lo zucchero, il cacao, il limoncello dove è stata a bagno l'uvetta, e per ultime le noci sminuzzate.
Aggiungere anche l'uvetta e i canditi, se  fosse troppo liquido non aggiungete il latte, tenetelo per ultimo, aggiungetelo solamente se l'impasto è troppo secco.
A questo punto dividere la pasta in due, fare due rettangoli con il lato lungo di 30 cm, spalmare metà del ripieno sul lato lungo, spalmatelo per 4 cm e arrotolare, chiudere bene le estremità, Quando i due rotoli saranno pronti, attorcigliateli l'uno con l'altro, metteteli nello stampo imburrato e fate lievitare ancora fino a che l'impasto non non arriva al bordo dello stampo. Accendete il forno a 175°C e quando è caldo infornate, fate attenzione perché si colorano facilmente, la ricetta dice 50 minuti di cottura, io a 50 minuti l'ho tolto dallo stampo e lasciato sulla griglia del forno per altri 10 minuti, poi spento e fatto freddare sul tagliere di legno, era perfetto, buono, è stato assaggiato da diverse persone e tutti hanno riconosciuto la bontà del dolce
Ricetta tratta dal sito: Cucina rumena


lunedì 18 marzo 2013

ANGEL CAKE



Avevo albumi in quantità industriali, o facevo le meringhe, o i maccarons, ho preferito la Angel cake, era diverso tempo che volevo provarla così sono andata in giro e mi sono imbattuta in un sito di scienza e gastronomia, Innovidea dove si spiega in modo scientifico la reazione chimica che avviene durante la sbattitura degli albumi e tante altre cose utili, molte sconosciute.
Lo “angel food cake” per la sua leggerezza e per il suo colore è il “dolce degli angeli”.
L’origine del dolce è Americana e la prima ricetta apparve nel 1884 nel libro The Boston   Cooking School Cookbook by Mrs D. A. Lincoln, d’altronde non bisogna dimenticare che le uova prima venivano montate utilizzando i ramoscelli e le spugne e solo nel 1865 venne brevettato il primo “sbattitore” rotante, per cui senza sbattitore questa torta non si poteva fare.
Le ricette sono tutte uguali, pochi gli ingredienti, è un dolce semplice, solo qualche accorgimento. Io mi sono affidata a questo sito Innovidea, dove ho trovato interessanti spiegazioni sul perché un ingrediente ha una determinata reazione messo al contatto con un altro ingrediente o con il calore o il freddo, anzi vi consiglio di passare da questo sito, è davvero interessamte.

Ingredienti:

360 grammi di albume di uovo
200 grammi di zucchero semolato
4 grammi di cremor tartaro, io lo uso normalmente
aroma di vaniglia, io uso sempre la bacca di vaniglia
aroma mandorla, io non uso aromi sintetici, ho messo solo la bacca
4 grammi di sale
120 grammi di farina OO

Vi metto anche questa spiegazione , io la trovo interessante, sempre dallo stesso sito

A cosa servono gli ingredienti:

L’albume montato a neve ingloba aria che durante la cottura si dilata facendo gonfiare la torta.
Lo zucchero stabilizza l’albume montato a neve.
Il cremor tartaro stabilizza l’albume montato a neve. Se piace l’aroma di limone, si possono aggiungere 2 ml di succo per ogni albume, in quanto l’acido citrico contenuto nel limone svolge la stessa funzione stabilizzante del cremor tartaro.
La farina apporta proteine che si trasformano in glutine durante l’impastamento e danno struttura al dolce. Si usa la farina per dolci perché ha meno proteine e quindi meno glutine rispetto alla farina utilizzata per la panificazione. Con meno glutine si ottiene un dolce più leggero e meno gommoso.
Il sale è aggiunto per dare sapore, ma poiché allunga il tempo di montatura delle uova e destabilizza la schiuma è meglio mescolarlo con la farina.

stampo da Angel Cake


Scaldare gli albumi a bagnomaria, appena tiepidi, non cotti, montano meglio, separateli stando attendo a non contaminarli con il tuorlo, procedete lentamente a montare gli albumi, quando si forma la prima schiuma aggiungete il cremor tartato e continuate a sbattere. Quando i vostri albumi formano le prime colline di neve morbide aggiungete, a cucchiai, lo zucchero, quando cominciano a formarsi le "montagne" solide, aggiungete gli aromi, per la bacca dovete aprirla e raschiare i semini, quando capite che gli albumi sono montati, aggiungete la farina setacciata con il sale a cucchiaiate e incorporate lentamente con una spatola al composto. Se avete uno stampo da Angel cake, questo in foto, vi conviene rivestirlo di carta forno perché non si dovrebbe usare nessun grasso, per cui niente burro, io ho usato uno stampo in silicone, meno bello, ma più facile da usare, quando è freddo si sforma benissimo, come si vede nella mia foto.
Infornate a 190° per 30/35 minuti, dipende dal tipo di forno, gas o elettrico,  è pronto quando, toccando la superficie, questa è elastica. Togliete dal forno e girate a testa in giù, per evitare che collassi, fino a che non è del tutto freddo. Sformate e deliziatevi con questa splendida torta degli angeli, io l'ho spolverata con  un po' di zucchero a velo.

venerdì 15 marzo 2013

CREMA DI CAROTE E AVOCADO



Semplice, facilissima e veloce, ma tanto gusto e tanto sapore e quando volete stare leggeri e fare un pieno di salute ecco la crema ideale e poi serve anche ad abbronzarsi rapidamente. Non dimentichiamo le sue virtù:
 La carota è ricca di vitamina A (Betacarotene), BCPPD e E, nonché di sali minerali e zuccheri semplici come il glucosio. Per questo motivo il suo consumo favorisce un aumento delle difese dell'organismo contro le malattie infettive.
 La carota è molto usata in cosmesi perché antiossidante e ricca di betacarotene, perciò stimola l'abbronzatura prevenendo la formazione di rughe e curando la pelle secca e le sue impurità; la sua polpa è un ottimo antinfiammatorio molto adatto a curare piaghe, sfoghi cutanei e screpolature della pelle. È molto indicata per la cura delle affezioni polmonari e nelle dermatosi; quale gastro-protettore delle pareti dello stomaco è un ottimo anti ulcera. Fra le altre molteplici proprietà curative, la carota ha quelle di prevenire l'invecchiamento della pelle, facilitare la secrezione del latte nelle puerpere, tonificare il fegato, regolare il colesterolo. Altri benefici riconosciuti sono la facilitazione della diuresi, la tonificazione dei reni, l'innalzamento della emoglobina, la regolazione delle funzioni intestinali. Infine, favorisce la vista portando sollievo ad occhi stanchi ed arrossati. 
Credo ci possa bastare, e adesso questa veloce ricetta:

Ingredienti:

1 chilo di carote, meglio se biologiche
cipolla
25 grammi di burro
1 avocado maturo
limone
olio evo

Mettete metà burro in una casseruola, affettate finemente la cipolla e fatela imbiondire nel burro, spazzolate bene le carote, se sono bio, altrimenti pulitele con il pelapatate, tagliatele a rondelle e mettetele a cuocere nel tegame, aggiungete un bicchiere d'acqua e coprite con coperchio. 
Nel frattempo sbucciate l'avocado, fatelo a pezzetti, spruzzatelo di limone per l'ossidazione, mettetelo in un cutter e riducetelo in crema, aggiungete sale, pepe e un filino di olio.
Frullate le carote, aggiungete l'altro burro, aggiustate di sale e mettetele in un piatto, in mezzo una cucchiaiata di avocado, guarnite con prezzemolo fresco. Vi giuro che scalda il cuore ed è molto dietetica.

C'è un particolare, io questa crema l'ho vista qualche mese fa o su un giornale o in un blog, queste cose di solito le trovo nel blog di Capano, ma non c'è, se qualcuno la riconosce mi dica "è mia!" ed io metto il link, scusatemi.

Con questa ricetta partecipo al contest Color Food, di Donatella del blog Fior di rosmarino per il colore arancione








giovedì 14 marzo 2013

CIPOLLATA


Ecco la Cipollata, e con questa siamo a 3 zuppe di cipolla, e due sono fiorentine, questa e la carabaccia. La Cipollata viene fatta con la cipolla rossa vernina, questa cipolla viene coltivata nella zona tra San Casciano e Scandicci, ma la cultivar più famosa è prodotta a Certaldo, la forma è rotonda, leggermente appiattita, colore rosso intenso, colore e sapore molto forti, per queste caratteristiche è molto usata in cucina, la stagione di raccolta è luglio. Si racconta anche che la cipolla di Certaldo era già conosciuta ai tempi del boccaccio, infatti già da allora lo stemma del comune di Certaldo raffigurava uno scudo bianco e rosso con la cipolla nello spazio bianco e con il motto: "Per natura sono forte e dolce ancora e piaccio a chi sta e a chi lavora".
Io non ho potuto usare la rossa di Certaldo perché non è stagione, ma una rossa comune che si trova tutto l'anno. A luglio la proverò sicuramente.

Ingredienti per 2 persone:

6 cipolle rosse comuni
5 pomodori, io ho usato i pomodorini in salamoia Colle della Croce
alcune foglie di basilico, io surgelate, le lavo e le surgelo 3/4 insieme nella pellicola
1 litro di brodo vegetale preparato precedentemente con le solite verdure qui
sale, pepe
olio extravergine, io olio Dante
3 rossi di uovo
parmigiano

Affettate sottilmente le cipolle e fatele imbiondire in un tegame, meglio di coccio, con qualche cucchiaio di olio evo, dopo che saranno appassite, versateci il brodo vegetale, i pomodorini in salamoia, sale e pepe, fate cuocere fino a far ritirare il brodo, togliete il tegame del fuoco, lavorate i rossi d'uovo con il parmigiano e uniteli alle cipolle, amalgamate bene il tutto, versate in filo d'olio evo, aggiungete anche le foglie di basilico, mettete delle fette di pane toscano abbrustolito nei piatti e sopra la cipollata, una generosa spolverata di pepe e mangiate, stupenda..
tratta dal libro: La buona cucina toscana di Mazzanti


Con questa ricetta  partecipo al contest  di Donatella del blog Fior di rosmarino per il colore viola




lunedì 11 marzo 2013

CROSTATA CON FROLLA ALL'OLIO EXTRAVERGINE


Crostatona e crostatine, sì, avevo fatto molta pasta frolla e mi sono accorta che ero rimasta con uno stampo da crostata un po' troppo piccolo, ma con tanti piccoli stampi della Guardini da crostatine e tante marmellate e confetture dell'Azienda Colle della Croce, azienda specializzata in prodotti del territorio, qui trovate un'ampia spiegazione e un elenco dei prodotti, tutti molto buoni.
Io adoro le crostate, ma devono essere un po' particolari, non la solita pasta frolla ridondante di burro, che ad ogni morso ti fa venire le angosce, colesterolo, ciccia sui fianchi, ecc. siccome a me piacciono i dolci e anche tanto, ho provato questa famosa pasta frolla con l'olio extravergine d'oliva, beh provatela, è una frolla deliziosa, non si sente assolutamente il sapore dell'olio, è ovvio che deve essere un olio evo di prima qualità, non una cosetta da 2 euro al litro, a quel punto è meglio il burro.
Io non mi stancherò mai di dire che i prodotti devono essere di prima qualità, costano un po' di più, è vero, ma facciamo una torta di meno, ma più buona, ne guadagnerà il nostro gusto e la nostra salute. Andiamo alla spiegazione.
La frolla all'olio extravergine l'ho presa dalla mia amica Mariabianca del blog Panza & presenza


Ingredienti: 

400 grammi di farina 00  (io farina autolievitante)
1/2 bustina di lievito per torte, io non l'ho usato, è nella farina
1 cucchiaio di miele d'arancio Luna di miele
100 ml di olio extravergine d'oliva, io Olio Dante
2 uova biologiche
200 grammi di zucchero
1 barattolo e mezzo di marmellata di arance  Colle della Croce
1 barattolino di confettura di fragole e menta  Colle della Croce
1 barattolino di confettura di pere e caffè sempre Colle della Croce


Mettete tutto insieme in un cutter, nel bimby, a mano, nell'impastatrice, dove volete, impastate velocemente, fate un panetto, avvolgetelo con pellicola e mettetelo a riposare in frigo mezzora.
Riprendete l'impasto, stendete la frolla, questa si stende molto bene, e rivestite gli stampi che volete, imburrati e infarinati, o uno grande o tanti piccoli, io ne ho usati tre, uno grande di 26 cm e due piccoli di 12 cm, potete farne una di 30 o diversi piccoli, poi la crostata grande l'ho anche coperta con le strisce, a me piace molto sentire la pasta e in mezzo la marmellata, insomma date sfogo alla vostra fantasia, fate come preferite, io vi consiglio solamente di provare questa pasta frolla.
Stendete la pasta nella tortiera, versateci la marmellata, io di arance con tante buccine, e sopra le strisce, informate a 180 per 35/40 minuti, controllate perché questa frolla tende a scurirsi prima dell'altra, la mia si è scurita un po' troppo, e poi la mia tortiera è di porcellana e si è scaldata un po' troppo, e si notano i bordi un po' troppo scuretti, ma è una delizia.


Submission, Yeastspotting

sabato 9 marzo 2013

CARCIOFI ALLA GIUDIA


A me piace molto la cucina ebraica e le poche ricette che conosco, le faccio molto spesso. I carciofi alla giudia sono una prelibatezza che uniscono la bontà del carciofo e il metodo di cottura: la frittura, anzi la doppia frittura. Questa è la ricetta di uno dei più vecchi ristoranti di cucina ebraica di Roma: Giggetto al Portico d'Ottavia. In questo noto ristorante, posizionato nel cuore del ghetto, si mangiano le migliori specialità della cucina ebraica e i carciofi sono appunto una di queste.

Ingredienti


carciofi romaneschi razza mammola (per intenderci quelli grandi)
olio extravergine di oliva (io olio Dante)
limone per passare sui carciofi
poco sale



Pulite, o fatevi pulire, i carciofi (il numero decidetelo voi) metteteli nell'acqua acidulata con il limone, poi prendendoli per il gambo, che va lasciato abbastanza lungo (anche per motivi estetici) batteteli piano piano su un tagliere in modo che si allarghino un po' le foglie e facciano cadere l'acqua del lavaggio. Mettete abbondante olio in un tegame,  (che sia extravergine) alto e largo (per quei 4 carciofi io ho messo quasi 1 litro di olio) quando l'olio è caldo immergeteci i carciofi che devono essere coperti quasi fino al gambo. Fateli cuocere a fuoco medio fino a che sono cotti e un po' dorati, girandoli in modo che si cuocia anche il gambo. Spegnete e metteteli a scolare in piedi, nella stessa posizione di cottura. Una volta freddi prendeteli in mano uno per volta e con delicatezza allargate le foglie fino a farli diventare come dei fiori e rimetteteli  nella stessa posizione fino al momento di andare in tavola. Cinque minuti prima di mangiare accendete il gas sotto l'olio e quando è molto caldo, da frittura, adagiateci i carciofi sempre in piedi, fateli friggere fino a che non sono dorati (pochi minuti) e spruzzate acqua fredda nelle foglie per farle diventare croccanti. Toglieteli dal fuoco, metteteli in un vassoio, un pizzico di sale e subito a tavola, mangiateli sfogliandoli....sentire che bontà!!!

Con questa ricetta partecipo al contest di Donatella del blog Fior di rosmarino per il colore verde



venerdì 8 marzo 2013

CAPRESE AL CIOCCOLATO BIANCO

E' un periodo che amo fare i dolci, torte di ogni tipo, impasti morbidi,  torte con il cioccolato, poi le assaggio e basta, però mi piace farle, gli dedico un po' di tempo. E anche stasera vi offro una delizia della pasticceria italiana famosa nel mondo: la caprese al cioccolato bianco. Raffinata, superlativa, morbida, dolce, sublime, tutto si può dire di questa splendida creazione. Tutta la Costiera c'è dentro a questo dolce, i colori, i profumi che escono dal forno mentre la torta cuoce riempiono la casa, i profumi degli splendidi limoni di Sorrento, di Amalfi e di tanti altri luoghi meno conosciuti, il limoncello, altra delizia nata in questi bellissimi paesini arroccati sulla Costiera, così tanto degradati e deturpati, da scellerate costruzioni selvagge, senza nessuna regola, luoghi incantati distrutti dalla mano della camorra che purtroppo fa da padrona in questa regione che potrebbe vivere molto bene con le sue risorse se non ci fosse questo cancro che le impedisce qualunque tipo di crescita, anzi la costringe sempre a fare passi indietro, in ordine cronologico l'incendio alla Città della Scienza, un posto bellissimo pieno di arte e cultura andato in fumo nel giro di poche ore, è sì perché la cultura è quella cosa che le organizzazioni criminali non amano, sì sa che più la gente ha cultura più è difficile da manovrare, pensa con la propria testa e magari si ribella anche...bene andiamo alla nostra ricetta, presa pari pari da Sale&pepe di ottobre.

Ingredienti:

loro dicono che questa dose è per 12 persone, a me, da ieri sera, ne è rimasto 1 quarto...comunque è per una teglia da 26 cm, io ne ho usata una leggermente svasata, mi piace di più questa forma, rivestita di carta forno bagnata e strizzata, altrimenti l'impasto, abbastanza liquido, si attaccherebbe alla teglia anche se imburrata e infarinata.

200 grammi di mandorle spellate
200 grammi di cioccolato bianco
5 uova biologiche 
150 grammi di zucchero semolato
150 grammi di burro
4 limoni non trattati, i miei vengono da un giardino di Ostia, belli, grossi e profumati
1 bicchierino di limoncello, io 2 home made che trovate qui, anzi è rosolio al limone un po' diverso
zucchero a velo per spolverare
mandorle a lamelle - omesse -
foglioline di menta - omesse




Frullare le mandorle, devono diventare finissime, con il cioccolato e lo zucchero semolato, poi aggiungere il burro e frullare ancora. Versare l'impasto in una ciotola e aggiungere le uova, uno alla volta, il limoncello, la scorza dei 3 limoni e 3 cucchiai di succo di limone, mescolare fino ad amalgamare il tutto.  Foderare la tortiera (come sopra) e cuocere a 180°C  per un'ora. La torta andrebbe fatta riposare 12 ore e mangiata il giorno successivo, noi l'abbiamo mangiata dopo 6/7, era buona.
Quando è fredda sformatela, spolverizzatela con lo zucchero a velo e decoratela come preferite con fettine di limone o altro. Conservatela in frigorifero, se avanza.

Con questa ricetta partecipo al contest  di Donatella del blog Fior di Rosmarino per festeggiare i due anni del blog

























mercoledì 6 marzo 2013

Quanti modi di fare e rifare la Pastiera di maccheroni


Siamo al 6 marzo, un soffio ed è primavera, sto scrivendo da una Roma grigia e poco piacevole ma le giornate hanno un profumo diverso, e sono molto più lunghe, insomma fanno ben sperare che la primavera arrivi presto e carica di buone intenzioni.
Questo mese la nostra Cuochina, ci porta nel blog di Francesca a visitare la sua cucina e carpire i segreti della pastiera cara a suo nonno. Non è la pastiera a cui siamo abituati, è diversa ma molto buona, e poi risveglia in lei dei bellissimi ricordi e anche a noi piace far parte di questi ricordi.

Ingredienti


500 grammi di  capellini (spaghetti sottili) Io ho usato i tagliolini di grano duro
1 litro di  latte
1 chilo di  zucchero
12 uova
100 grammi di sugna, io burro
100 grammi di cedro candito a pezzettini
sale, una presa
acqua di fiori d'arancio, un paio di cucchiai
Cuocere i capellini come una normale pasta, nell'acqua appena salata, scolare l'acqua, lasciandone poca in fondo, un centimetro, e poi aggiungere tutto il resto: il latte, il burro, lo zucchero, le uova sbattute e per ultimi i canditi e l'acqua di fiori d'arancio Alla pasta si aggiunge il latte, la sugna, lo zucchero ed infine le uova sbattute, i canditi e l'acqua di fiori d'arancio.

Imburrate e infarinate una teglia, quella tipica da pastiera sarebbe l'ideale, in ferro o alluminio,bordi svasati, alti qualche centimetro, versare l'impasto nella tortiera e infornare a 200°C per un'ora, io l'ho tenuta un'ora e mezzo abbondante, ma dipende dai forni, regolatevi. Per questa dose ci vorrà una teglia molto grande, Francesca scrive di aver saputo che la teglia deve avere un diametro di 42 cm, io ho diviso la dose in 4 e ho usato una teglia di 22 cm ed è venuta alta 4 cm, regolatevi con queste misure.
Buona pastiera.
Il mese prossimo, il 6 aprile ci incontreremo nel blog Babà che bontà



domenica 3 marzo 2013

BACCALA' ALLA PORTOGHESE per l'Abbecedario culinario d'Europa



Questa volta con l'Abbecedario culinario d'Europa andiamo in Portogallo e siamo ospiti di Patrizia, che ringraziamo, del blog La Melagranata che ci illustra e ci racconta il Portogallo come se stessimo viaggiando in quello splendido Paese affacciato sull'oceano, e grazie ancora Aiuolik, che ci fai vivere questa bellissima esperienza dell'Abbecedario culinario Europeo, siamo tante e ci stiamo divertendo...Ecco la ricetta, un po' scontata, ma piace molto a mio marito e ogni tanto lo accontento...

Abbecedario Culinario Europeo

 Ingredienti:

1filetto di baccalà (io prendo sempre quello da 7/8 etti, ma ci sono anche più piccoli)
1 litro di latte
cipolle dorate, 4/5
patate, 4/5
timo, prezzemolo,
papavero op. olive

Lavate molto bene il baccalà, tagliatelo in due pezzi, mettetelo in una ciotola che lo contenga e copritelo di acqua, acqua che cambierete almeno 4/5 volte al giorno, (altrimenti puzza), per 48 ore. Lasciatelo sul lavandino, attenzione ai gatti,  sono ghiotti, ma il baccalà ha le spine.

Passate le 48 ore mettetelo in acqua bollente, (già bollente) per 10 minuti, nel frattempo portate ad ebollizione il latte, togliete il baccalà dall'acqua, mettetelo in un altro contenitore e copritelo di latte bollente. Qui deve rimane per un'ora.
Nel frattempo sbucciate le cipolle, fatele a pezzi e fatele dorare in una padella con poco olio, un cucchiaio, appena pronte mettetele da parte, fate la stessa cosa con le patate, ma queste tagliatele a listarelle. Salate sia le cipolle che le patate molto poco, perché se il baccalà è rimasto salato non riuscirete a mangiarlo.
Passato questo tempo, con le mani, togliete la pelle, le lische e sfilacciate tutto il baccalà, devono venire fuori piccoli pezzetti. Unite le cipolle, le patate, una buona macinata di pepe, disponetelo nella, o nelle pirofile da forno e guarnitelo con tanto prezzemolo e olive nere, oppure tanto papavero, io ho fatto tutte e due le versioni. Non mettete sale, non dovrebbe servire, però può capitare di trovare un baccalà meno salato,  in quel caso prima di andare in forno, siccome sono cose tutte cotte, potete assaggiare e se manca di sale aggiustatelo. 15/20 minuti a 180 e poi servitelo.

Vi aggiungo queste poche righe che dicono tutto. "Pesce magro per eccellenza, è l’ideale per le diete povere di grassi. Nel caso che il baccalà sia secco o sotto sale, le calorie si moltiplicano per tre e così anche le proteine, quindi se non ci sono problemi di sovrappeso o di ipertensione, è meglio mangiarlo in questo modo, per meglio ricevere i suoi nutrienti. Questo pesce è ricco di vitamine A, E, B1, B2, B3, B6 e C, e minerali soprattutto il potassio, il fosforo, il sodio, il calcio e il magnesio. Il suo fegato è una fonte inestimabile di vitamina D." Fonte: integratori-dietetici.net

dall'11 marzo saremo ospiti di Cristina del blog La cucina di Cristina con la Romania