Originario della città di Catania, questo piatto, è molto semplice, ma nella sua semplicità racchiude tutti i sapori di questa bellissima isola, piena appunto, di sapori, di colori, di aromi, ma anche piena di mafia, piena di malaffare, a tal punto da essere ormai in mano a chiunque decida di prendersela, e quelli che contano meno di tutti sono i siciliani onesti, la gente che "fatica", le gente che cento anni fa andava a lavorare in Svizzera e nelle miniere del Belgio, lasciando a casa famiglie intere, mogli e figli e spesso in quelle miniere ci moriva, e a casa non arrivava più nulla.
Io amo molto questa isola, la conosco, ci sono stata tante volte, mi piacciono le sue spiagge, le sue città barocche, i suoi borghi, mi piace l'Etna con il suo brontolio continuo, il suo odore di zolfo, e il suo paesaggio lunare, e mi piacciono i paesini sulle pendici del vulcano, mi piace Palermo, i mosaici di Monreale e le spiagge famose e non, da Terrasini, a Selinunte e Segesta, insomma non sono stata pagata dall'azienda di soggiorno, ma vale la pena vederla.
E' anche vero che questo cancro che l'assedia, la mafia, si è incuneato in tutti i gangli vitali di questo Paese, va sconfitto e solo i cittadini onesti lo possono fare, insieme alla parte sana della politica, perché esiste. Esistono uomini onesti che lavorano veramente dalla mattina alla sera, instancabilmente per cercare di cambiare e migliorare questo Paese, e ce ne sono, d'altra parte è vero che ci sono molte mele marce, ma vanno isolate, tolte dal paniere altrimenti possono intaccare quelle sane, e la speranza dell'isola sono i giovani siciliani, loro scriveranno la pagina della Sicilia rinnovata.
Adesso non voletemene perché ho avuto l'ardire di fare una delle ricette più famose della vostra terra...sto parlando alle mie amiche blogger siciliane, io c'ho provato e vi posso garantire che il risultato è stato eccellente, non so se ho messo tutti gli ingredienti giusti e ho eseguito la ricetta come andava fatta, ma era buona, cavolo se era buona...
La ricetta è tratta dal libro "La cucina siciliana" di Alba Allotta, facente parte della collezione della Cucina regionale italiana, che uscì come supplemento al quotidiano Il Messaggero nel 2003.
Questa è la spiegazione che Wikipedia riporta sul nome del famoso piatto.
"Poiché il nome di un piatto è idiolettale, è più corretto dire Pasta con La Norma, oppure Pasta con Norma, traducendo il catanese Pasta Ca' Norma. Sembrerebbe che a dare il nome
Norma alla ricetta sia stato
Nino Martoglio, il noto commediografo catanese. Davanti ad un piatto di pasta così condito esclamò: "È una
Norma!" ad indicarne la suprema bontà, paragonandola all'
opera di
Vincenzo Bellini".
Ingredienti per 2 persone:
400 grammi di mezzi paccheri della Fabbrica della Pasta di Gragnano
5 melanzane lunghe e scure
100 grammi di ricotta salata da grattugiare,
salsa di pomodori freschi, possibilmente fatta da voi,
aglio, basilico, sale, pepe,
olio evo per friggere le melanzane,
sale grosso
Lavate e tagliate a rondelle piuttosto alte, le melanzane, mettetele in un colapasta, cospargetele di sale e lasciatele lì per un'ora, serve a fargli perdere un po' di amaro, anche se oggi le melanzane non sono più amare.
Trascorso questo tempo, asciugatele, perché saranno bagnate, con il sale tirano fuori l'acqua, fatele a pezzi, e friggetele. Dopodiché mettetele sulla carta ad assorbire l'olio.
Nel frattempo lessate la pasta, io avevo i mezzi paccheri della
Fabbrica della Pasta di Gragnano, meglio non potevo fare, dopo cotti li ho versati nella padella con il sugo di pomodoro, fatto precedentemente con pomodori freschi, girati per fargli prendere bene il sugo e poi li ho ricoperti di melanzane fritte, e sopra una pioggia di ricotta salata. L'apoteosi.