domenica 31 luglio 2011

Pavlova

Il dolce nasce nel 1935 a Perth, in Australia, in onore della ballerina Anna Pavlova. Ancora oggi l'Australia e la Nuova Zelanda si contendono il dolce. La base è sempre uguale meringa con sopra panna, crema pasticcera, frutta fresca a volontà. E' un dolce delicatissimo, bello da vedere, molto scenico e molto buono. Consiglio di fare delle piccole pavlovine, monoporzioni per evitare che tagliandola si rompa. La ricetta originale la trovate qui.















Ingredienti:


90 grammi di albumi
90 grammi di zucchero semolato
90 grammi di zucchero a velo
1 cucchiaio di aceto bianco o succo di limone (consiglio il limone)
1 cucchiaio di amido di mais (maizena)
250 ml di panna fresca da montare

Mettete gli albumi in un contenitore e con le fruste (la planetaria non conviene perché sono pochi) sbattete aggiungendo lo zucchero semolato in più riprese, poi lo zucchero a velo, alla fine con una spatola dall'altro verso il basso il cucchiaio di limone e la maizena. Nel frattempo accendete il forno alla temperatura più bassa che il vostro forno consente, intorno a 100°C, mettete l'impasto nel sac a poche, con bocchetta liscia e fate un cerchio con diametro 20 cm riempitelo di meringa e alzate il bordi fino a 4 cm, in modo che il centro sia avvallato, come un nido. Mettete in forno e lasciare per qualche ora, circa 2, poi una volta spento il lasciate la meringa dentro tutta la notte, fatela il giorno prima perché le meringhe devono asciugarsi e per nessun motivo colorarsi, devono rimanere bianche. Il giorno dopo montate la panna, mettetela nel sac a poche e riempite questa specie di nido, come meglio credete, e poi la frutta che preferite, date libero sfogo alla vostra fantasia e ai vostri gusti, Vi garantisco che l'applauso è scontato, per la bellezza, e per la bontà

sabato 30 luglio 2011

Cicale di mare in bellavista e frittura mista...e premio

Oggi i post sono due in uno, tutta roba di mare e mi pareva giusto fare un solo post, sono cose veloci e piccole, ma tanto buone.

Il primo piatto: Cicala di mare, o conocchia, o pannocchia, dipende dalla zona dove è pescata, ognuno la chiama in modo diverso, ma il sapore è uguale in tutti i posti, eccellente. Nome scientifico Squilla Mantis, è un crostaceo di medie dimensioni, raggiunge i 20/25 cm di lunghezza. Colore bianco-grigiastro, carni di particolare pregio, buonissima da marzo a novembre. 

Io ho un mio modo di cucinarle e vi consiglio di provarle perché non c'è aragosta che tenga, le carni sono molto più buone. Comprate le cicale, non vive, per fortuna adesso è proibito per evitare sofferenze alle povere bestiole, come per le aragoste e tutti gli altri animali, devono essere morte, ma morte da pochissimo, mettetele per pochi minuti in acqua bollente salata, fatele scolare e appena fredde, tagliate con delle forbici il carapace, la parte di sopra, e mettetele in fila in un vassoio, quando avete finito, sale, pepe, limone e olio evo, copritele con pellicola e mettetele alcune ore in frigo. Potete servirle come antipasto o come secondo.

Fritto misto

Calamari, lattarini, alici, non c'era molto, ma questo poco era stupendo. Il fritto lo sappiamo fare tutte, ma un consiglio, se già non lo fate, i calamari tagliati,ad anelli e le alici, passateli nella farina di mais, la bramata, invece che nella farina normale, sentirete come risulterà croccante, si vede dal colore che è più giallo, è buonissimo, e mi raccomando friggete sempre con olio evo o olio di arachide, perché raggiunge il punto di fumo quasi come l'olio evo, mentre gli altri ad alte temperature sono cancerogeni, vanno bene se consumati crudi.


Un grandissimo grazie a Giulia per il bellissimo premio, adesso io lo giro ad altre blog, prendo dei nomi a casa, perché quelle che conosco io sono tutte brave e tutte meritevoli, ma poi per il solo fatto di aprire un blog una merita un premio, perché, diciamo la verità, è anche faticoso, non sempre ci sono idee, non sempre c'è la voglia di postare, di andare a salutare blog amici, ma va fatto perché è giusto farlo, perché noi cuciniamo sì per il nostro piacere, ma fosse solo per quello basterebbe un bel brogliaccio per scrivere la ricetta,(come dissi tempo fa ad una) se pubblichiamo le nostre ricette, siamo un po' vanitose e siamo contente in cuor nostro che vengano a commentarle e che vadano in giro, io la penso così e credo di non essere la sola.

Assunta: La cuoca dentro

Sara: Carta da musica

Sogno93: Sogno93

Ombretta: Dolce meringa

Stefy: Dolci ma non troppo

 

giovedì 28 luglio 2011

Spaghetti alla Chitarra fatti con la "Chitarra"

Piccola spiegazione sulle uova: non comprate mai le uova di galline in gabbia, oltreché alimentare, comprandole, una pratica che fa soffrire enormemente le povere bestie, il fatto di stare in gabbia si ripercuote sul loro prodotto : le uova, non sono come le altre, hanno il sapore dei mangimi e non fanno neppure bene, anzi fanno male alla nostra salute. costano meno. Sì costano meno, ma vi siete chieste mai perché?
Quante uova commestibili ci sono?
Ci sono le uova di quaglia, le uova di gallina, le uova di papera, le uova di oca e le uova di struzzo 1 uovo=15 uova di gallina. La prossima volta che compro le uova di papera e oca vi metto la fotografia, SI comprano dai contadini e basta, ma ricordatevi sempre, l'uovo per fare bene deve essere deposto da una gallina sana, ben alimentata e che non abbia mangiato mangimi dove dentro c'è di tutto, la prossima volta che comprate le uova ricordatevelo, costato un po' di più, ma ci guadagnate in sapore, sentirete la differenza, oppure compratele da un contadino che le tiene all'aperto.

Gli spaghetti alla chitarra appartengono alla tradizione abruzzese e vengono fatti a mano, ancora oggi, con un manufatto che sembra una chitarra perché ha le corde e da quelle corde passa la pasta che viene tagliata e diventa spaghetti. La chitarra la comperò mia madre tanti anni fa, all'incirca 40 durante uno dei suoi spostamenti per l'Italia al seguito di babbo, ed è stata usata spesso, poi qualche mese fa durante una mia incursione a Grosseto me la sono portata via. Mi piace molto usarla, è facile veloce e la pasta viene benissimo.
Ieri avevo 3 bellissime uova di papera,  grandi e gialle, si vede dalla pasta, con le uova di papera l'impasto viene più elastico e poi con la semola rimacinata...è la Signora pasta fatta in casa.
Per la pasta potete andare qui, è la ricetta di come si fanno le pappardelle o qualunque altro tipo di pasta con tutti i tipi di uova, io questa volta ho usato, appunto quelle di papera.
qui gli spaghetti nella bellissima padella di Accademia Mugnano con l'innovativo rivestimento nano ceramico, non si attacca nulla e non si graffia, poi sono molto belle da portare a tavola

guardate il colore e la ruvidità della pasta...
Quando avete predisposto tutto, tagliate dal panetto dei pezzi di pasta e con il mattarello stendeteli, ma non troppo, gli spaghetti alla chitarra devono essere alti, quadrati, poi li mettete sulle corde (come si vede dalla foto) e ci passate sopra il mattarello, la pasta a quel punto cade nel vano di sotto, voi la prendete e la mettete infarinata in un tagliere o sulla spinatoia, e continuate fino ad esaurimento pasta.






particolare della chitarra

Ho saltato poi gli spaghetti, dopo averli cotti in abbondante acqua, per pochi minuti, in un sughetto fatto di olio, aglio, peperoncino, pomodori freschi tagliati a pezzetti, e dopo tantissimo basilico...sono una delizia.

Ricevo da Cristiano del blog Il Cucinotto questo bellissimo premio ed io lo restituisco molto volentieri ad altri 10 blogger
Riporto fedelmente quello che ho copiato da Cristiano.
"Lo scopo di questo Award è quello di segnalare a vostra volta 10 blogs che considerate meritevoli di andare "AspassoconBlue", quindi, come suole fare Blue infilate il tacco 12 o la ballerina, la sneakers o il sandalino, mollate i guinzagli e indossate le parure di pelo di tigre e navigate verso queste isole felici."

Stefania: Nuvole di farina
Aria: Aria in cucina
Sacapoche: Sac a Poche
Antonella: La casetta di cioccolato
Rosalba:Buonumore in cucina
Mila: Senza sale in zucca

Domani ne faccio altre 5




martedì 26 luglio 2011

Polpette di Melanzane

Continua la saga della melanzana...
Fate le melanzane a tocchetti, buttatele nell'acqua bollente, con un pugno di sale, per qualche minuto e mettetele a scolare per un paio di ore.

Dategli una strizzatina e poi mettetele poi in una zuppiera, con formaggio pecorino, sale, pepe e nepitella o nepetella, (calamintha officinalis) di cui vi allego anche una foto.

Ho tagliato 6 melanzane, quelle viola scuro, con la buccia, ho aggiunto un etto di pecorino romano, sale e  pepe, l'erbetta, un paio di fette di pancarrè sbriciolato, per far assorbire l'acqua di cottura, due uova, e ancora un paio di cucchiai di pan grattato, girate tutto per amalgamare bene, formate delle polpettine con le mani infarinate, oppure delle quenelles con i due cucchiai, io ne ho fatte alcune con le mani e poi ho continuato facendo le quenelles e sono venute benissimo.


Friggetele in abbondante olio di semi di arachide oppure in olio evo. Servitele con insalatina. Ne ho mangiate una quantità industriale, siccome mio marito non le mangia, le mangio tutte io, non si può buttare la roba da mangiare vero?
Tratte da questo sito.

Nipetella o nepetella



lunedì 25 luglio 2011

Aglio maschio sottovetro


Avevo già postato questa ricetta, che non è proprio una ricetta, ma non aveva avuto risalto, avevo appena aperto il mio blog ed ero sconosciuta ai più.
Non ci sono molte spiegazioni su cosa sia l'aglio maschio, so che esiste, c'è, in Toscana l'aglio maschio è quello con uno spicchio solo, ed è quello che viene interrato per far nascere di nuovo l'aglio. Le cose che vi servono sono un banco di verdura molto fornito, oppure il vostro orto, io mi rivolgo alla mia esperta verdumaia, tenete presente che l'unica azienda che vende questo prodotto è un'azienda che mette sottovetro tutti i prodotti tipici della maremma e della Toscana intera, e loro hanno questo aglio, nessun'altro lo produce, se riuscite a trovarlo fatelo perché ne vale la pena, non sa di aglio, è meraviglioso da accompagnare alle carni bollite.

Ingredienti:
Aglio con lo stelo lungo e sopra un accenno di fiore, ancora chiuso
aceto, sale, olio

Tagliate in 3-4 pezzi lo stelo dell'aglio mettetelo a bollire alcuni minuti in acqua e aceto, metà e metà, con un po' di sale grosso, e un bicchiere di olio evo. Dopo alcuni minuti di cottura spegnete, mettete l'aglio nei barattoli e riempiteli con il liquido di cottura bollente, chiudete subito, mettete a testa in giù e quando sono freddi e hanno creato il sottovuoto riponeteli. Se riuscite a trovarlo è davvero da provare.
Con questa ricetta partecipo al contest di Ale su tutto quello che si può mettere sottovetro, cioè conservare, praticamente tutto, le spiegazioni al contest le trovate qui.

Volevo dedicare questo post anche a Smilla Magazine - Ricette. Smilla ti offre una rassegna stampa su quelli che sono i maggiori articoli dedicati alla cucina, è un buon magazine.
Smilla,  estrapola per ogni articolo solo qualche riga, così ognuno può andare a leggersi la versione integrale nel blog o nel sito seguendo il link.

venerdì 22 luglio 2011

Caponata Palermitana

La ricetta è tratta dal libro di Fiammetta di Napoli Oliver, (La Grande Cucina Siciliana) nativa di palermo, nipote del famoso duca di Salaparuta, produttore all'epoca dell'altrettanto famoso, vino Corvo. Vegetariano e amante della cucina raccolse  e inventò numerose ricette, la nipote, ha ereditato questa passione e andando in giro per l'isola ha messo insieme questo libro, fatto da ricette dettate anche dai pescatori da Capo Passero a San Vito, dalle massaie dei paesini di montagna e ne è uscito un volumetto niente male, ricco delle principali ricette siciliane conosciute nel mondo. Il libro l'ho acquistato in seconda edizione nel 1979. Io tengo molto a tre libri di cucina, oltre alle centinaia sparsi per tutta casa, e sono: l'Artusi, "Scienza in cucina e...", Ledo Codacci, "Civiltà della tavola contadina" toscanissimo e il sopra citato sulla cucina siciliana, questi sono i miei libri di riferimento, poi consulto internet, i blog, gli altri libri e le varie collezioni di riviste belle patinate, ma quelli importanti, che mi porto se sto fuori un mese e devo cucinare, insieme a un paio di coltellini francesi della Opinel, sono questi.

Ingredienti:

5 melanzane, lunghe e scure, affettate e messe con il sale grosso a perdere acqua,
1 cipolla, io di Tropea
2/3 gambi di sedano,
20 olive verdi denocciolate,
2 cucchiai di capperi,
3 acciughe salate o pasta,
salsa di pomodoro un cucchiaione,
mezzo bicchiere di aceto,
mezzo cucchiaio di zucchero, io di canna.
olio evo, qb
se volete aggiungere del sale, assaggiate prima.

Mentre le nostre melanzane perdono l'acqua, affettiamo la cipolla e mettiamola in una padella a rosolare, poi aggiungiamo , il sedano a tocchetti, le olive verdi, tagliate in due, i capperi, le acciughe, la salsa di pomodoro, l'aceto e lo zucchero. Mescolate e fate cuocete a fuoco basso fino a che la salsa non si addensa. Asciugate le melanzane e tagliatele a tocchetti grossi, buttatele nell'olio bollente (queste sono le fritture leggere, quelle con poco olio, non le profonde, la roba non deve navigare nell'olio) in pochi minuti si cuoceranno e a quel punto le versate nella padella con la salsa, fate insaporire. Servitela abbastanza fredda, decorandola con uova sode, ci stanno bene. E' molto buona,

giovedì 21 luglio 2011

Pasta alla Norma

Originario della città di Catania, questo piatto, è molto semplice, ma nella sua semplicità racchiude tutti i sapori di questa bellissima isola, piena appunto, di sapori, di colori, di aromi, ma anche piena di mafia, piena di malaffare, a tal punto da essere ormai in mano a chiunque decida di prendersela, e quelli che contano meno di tutti sono i siciliani onesti, la gente che "fatica", le gente che cento anni fa andava a lavorare in Svizzera e nelle miniere del Belgio, lasciando a casa famiglie intere, mogli e figli e spesso in quelle miniere ci moriva, e a casa non arrivava più nulla.
Io amo molto questa isola, la conosco, ci sono stata tante volte, mi piacciono le sue spiagge, le sue città barocche, i suoi borghi, mi piace l'Etna con il suo brontolio continuo, il suo odore di zolfo, e il suo paesaggio lunare, e mi piacciono i paesini sulle pendici del vulcano, mi piace Palermo, i mosaici di Monreale e le spiagge famose e non, da Terrasini, a Selinunte e Segesta, insomma non sono stata pagata dall'azienda di soggiorno, ma vale la pena vederla.
E' anche vero che questo cancro che l'assedia, la mafia, si è incuneato in tutti i gangli vitali di questo Paese, va sconfitto e solo i cittadini onesti lo possono fare, insieme alla parte sana della politica, perché esiste. Esistono uomini onesti che lavorano veramente dalla mattina alla sera, instancabilmente per cercare di cambiare e migliorare questo Paese, e ce ne sono, d'altra parte è vero che ci sono molte mele marce, ma vanno isolate, tolte dal paniere altrimenti possono intaccare quelle sane, e la speranza dell'isola sono i giovani siciliani, loro scriveranno la pagina della Sicilia rinnovata.

Adesso non voletemene perché ho avuto l'ardire di fare una delle ricette più famose della vostra terra...sto parlando alle mie amiche blogger siciliane, io c'ho provato e vi posso garantire che il risultato è stato eccellente, non so se ho messo tutti gli ingredienti giusti e ho eseguito la ricetta come andava fatta, ma era buona, cavolo se era buona...
La ricetta è tratta dal libro "La cucina siciliana" di Alba Allotta, facente parte della collezione della Cucina regionale italiana, che uscì come supplemento al quotidiano Il Messaggero nel 2003.


Questa è la spiegazione che Wikipedia riporta sul nome del famoso piatto.
"Poiché il nome di un piatto è idiolettale, è più corretto dire Pasta con La Norma, oppure Pasta con Norma, traducendo il catanese Pasta Ca' Norma. Sembrerebbe che a dare il nome Norma alla ricetta sia stato Nino Martoglio, il noto commediografo catanese. Davanti ad un piatto di pasta così condito esclamò: "È una Norma!" ad indicarne la suprema bontà, paragonandola all'opera di Vincenzo Bellini".

Ingredienti per 2 persone:

400 grammi di mezzi paccheri della Fabbrica della Pasta di Gragnano
5 melanzane lunghe e scure
100 grammi di ricotta salata da grattugiare, 
salsa di pomodori freschi, possibilmente fatta da voi,
aglio, basilico, sale, pepe,
olio evo per friggere le melanzane,
sale grosso

Lavate e tagliate a rondelle piuttosto alte, le melanzane, mettetele in un colapasta, cospargetele di sale e lasciatele lì per un'ora, serve a fargli perdere un po' di amaro, anche se oggi le melanzane non sono più amare.
Trascorso questo tempo, asciugatele, perché saranno bagnate, con il sale tirano fuori l'acqua, fatele a pezzi, e friggetele. Dopodiché mettetele sulla carta ad assorbire l'olio.
Nel frattempo lessate la pasta, io avevo i mezzi paccheri della Fabbrica della Pasta di Gragnano, meglio non potevo fare, dopo cotti li ho versati nella padella con il sugo di pomodoro, fatto precedentemente con pomodori freschi, girati per fargli prendere bene il sugo e poi li ho ricoperti di melanzane fritte, e sopra una pioggia di ricotta salata. L'apoteosi.

martedì 19 luglio 2011

Composta di Cipolle di Tropea

E' buona con i formaggi, è buona con il bollito e io la mangio anche con il roast beef. Sì la composta di cipolle rosse di Tropea è buona con tutto.
Prima di farla in casa, la compravo in un negozietto piccolo in piazza Bologna, che vende specialità calabresi, sì io la compravo, ma era come entrare in gioielleria, un barattolino piccolo di composta costava 8 euro. E' vero che le cipolle di Tropea costano, ma con 8 euro ci vengono diversi barattoli e poi home made è sicuramente meglio.
Ingredienti per 500 grammi di cipolle:
 
500 grammi di cipolle di Tropea, quelle allungate, al vera Tropea
150 grammi di zucchero di canna,
60 ml di aceto balsamico,
1 cucchiaino di sale,
poi ho aggiunto alcune spezie: 2 chiodi di garofano, una foglia di lauro,  del pepe della Giamaica, qualche chicco intero,  e un pezzo di stecca di cannella, se volete aggiungere altre spezie, potete farlo, io ho deciso da sola di mettere queste, perché mi piacciono.
Affettate le cipolle in modo sottile, mettetele in un tegame con fondo spesso, dopo che sono appassite aggiungete tutte le altre cose e cuocete a fuoco basso per circa un'ora e mezza, se serve anche di più. In ultimo ho alzato la fiamma per far ritirare un po' di liquido prodotto dallo zucchero. Una volta pronta metterla nei barattoli, bollente, tappare e girare a testa in giù per creare il sottovuoto, non c'è neppure bisogno di bollirli. Visto che è il periodo, possiamo andare avanti con le conserve, vediamo che trovo stamani al mercato...
 
Con questa ricetta partecipo al contest di Dolcezze di nonna papera, è una bellissima raccolta di tutto quello che si può conservare, mettere sotto vetro, nei barattoli e poi mangiarlo in inverno.

domenica 17 luglio 2011

Confettura di more

More di rovo, ma coltivate, si vede da come sono grandi, non dolcissime, ma molto buone, ho messo poco zucchero in più ed è venuta bene.
Ho lavato velocemente le more, le ho messe in una pentola antiaderente, ho aggiunto lo zucchero, il limone, le zeste di limone e ho fatto cuocere un 'ora.
Dopo la cottura ho dovuto passare la marmellata perché si sentivano molto i semini delle more, l'anno passato non l'ho fatto ma erano più piccole.

Ingredienti:


1 chilo di more di rovo,
400 grammi di zucchero
il succo di un limone e le zeste oppure la buccia grattugiata, come preferite
 
Mettete tutto insieme in una pentola antiaderente, a fuoco moderato, girate spesso.  E' pronta quando comincia ad addensarsi. Riempite subito i barattoli, sterilizzati precedentemente, (metteteli bagnati nel microonde, senza tappo, per 3 minuti, sterilizzazione perfetta) chiudete i barattoli e metteteli a testa in giù, se la marmellata è bollente si crea il sottovuoto, altrimenti procedete alla bollitura tradizionale. Una volta freddi riponeteli al buio.







Con questa ricetta partecipo al contest di Dolcezze di nonna papera, il contest scade alle ore 23,59 del 31 luglio

venerdì 15 luglio 2011

Crostata Con Crema Pasticcera E Pesche

Amo le crostate e le crostate con la frutta fresca sono il massimo. Avevo tante pesche al punto giusto della maturazione e mi sono inventata questa giallissima crostata.

Ingredienti per la pasta frolla:

300 grammi di farina 0 + 50 grammi di farina autolievitante o una puntina di lievito per dolci
120 grammi di zucchero semolato
150 grammi di burro
1 uovo e un tuorlo

Impastare tutto velocemente, fare un panetto e mettere in frigorifero a riposare, un paio di ore.

Ingredienti crema pasticcera:


4 tuorli, mi raccomando biologici!!!
4 cucchiai abbondanti di zucchero
3 cucchiai rasi di fecola di patate e di farina setacciati 
la buccia di un limone biologico, lavato
700 ml di latte intero caldo


Mettete in una pentolina con fondo doppio i tuorli e lo zucchero, frullate con le fruste, fino a far diventare il composto bianco, spumoso, a quel punto aggiungete la fecola o la farina, sempre setacciata e dopo il latte caldo dove avrete messo anche la buccia del limone, e continuate a girare, mettete sul fuoco e fate arrivare ad ebollizione. Fate sobbollire alcuni minuti girando sempre fino a che sentirete la crema che diventa meno liquida, cuocendosi, diventa più soda, ancora un paio di minuti ed è pronta.



per la decorazione:



8 pesche o forse anche di più...

Riprendete la pasta frolla dal frigorifero, stendetela con movimenti rapidi, altrimenti si scalda, e accomodatela in una tortiera, io uso sempre quelle di ceramica da forno, le trovo molto comode e belle da portare in tavola.
Accendete il forno a 180°C e quando è caldo mettete dentro la crostata, anzi il guscio. Sì dovete coprire la pasta con un foglio di alluminio, e coprire il foglio con ceci, lenticchie o altro per tenere bassa la pasta della crostata che tende a gonfiare.
Dopo 15 minuti toglietela dal forno, levate il foglio di alluminio con i ceci o quello che avete messo, e versateci la crema pasticcera, livellatela bene e rimettetela in forno e cuocetela ancora 20 minuti abbassando un po' il forno a 160°.
E' cotta quando si stacca dal bordo della tortiera. Fatela raffreddare.
Intanto sbucciate le pesche e tagliatele a fettine e quando la crostata è fredda accomodatele sulla crema cominciando dall'esterno fino a raggiungere il centro, o al contrario come preferite.
E' una crostata che si mangia prima con gli occhi e poi anche con la bocca, state tranquille!!!

lunedì 11 luglio 2011

Una nuova collaborazione e Fusilloni integrali in salsa piccante

Una bellissima padella bianca rivestita in ceramica. La padella di Accademia Mugnano, le cui informazioni trovate qui. Io uso le padelle in ceramica già da diverso tempo, le trovo ottime, basta una goccia di olio, per cuocere tutto senza problemi, non si attacca nulla, si cuoce in modo veloce, e appunto senza grassi.
Ci crederete che ho eliminato le altre in teflon, sono molto più delicate ed io non riesco ad usarle quando sono rigate, invece questo non si rigano, certo un po' di accortezza ci vuole anche con queste. E poi si lavano in un secondo, non serve neppure metterle in lavastoviglie, basta passarle sotto il getto di acqua con una passata di spugna imbevuta di sapone ed è fatta. Ormai ne ho tante e uso solo queste.
 


















Ho approfittato della nuova padella per fare una pasta che avevo tenuto per i pomodorini del Vesuvio e finalmente sono arrivati. La pasta sono i Fusilli della Fabbrica della Pasta che trovate qui, i fusilloni integrali, una pasta che anche dopo 15 minuti è sempre dura, buonissima con un sapore di farina integrale, molto marcato, poi le alici in Salsa piccante di Rizzoli che trovate qui. Stasera ho fatto una di quelle cose che io non amo, cioè mettere in una stessa ricetta due collaborazioni, ma devo confessare che mi ero dimenticata le alici nella dispensa, in fondo, in fondo e quando le ho viste ci sono rimasta anche male, ho fatto una brutta figura, così, siccome mi servivano, ho usato quelle.

Ingredienti:

200 grammi di fusilloni della Fabbrica della pasta di Gragnano
pomodorini affumicati del Piennolo
olive di Gaeta
alici in salsa piccante Rizzoli Emanuelli
basilico abbondante
aglio fresco
olio evo molto buono
E' una pasta velocissima, mentre l'acqua bolle il sugo è pronto.
Mettete un po' di olio nella padella, sbucciate e schiacciate due spicchi di aglio, aggiungete le alici, le olive e i pomodorini del Vesuvio fatti a pezzetti, fate rosolare bene tutto, cuocete la pasta e quando è cotta rovesciatela dentro alla padella e ripassatela con acqua di cottura. Quando è pronta spegnete e servite. E' una delizia.





















sabato 9 luglio 2011

Cacio e Pepe

questo meraviglioso piatto l'ho comprato nel 1978 al Gran Bazar di Istambul e ci sono molto affezionata
Possono essere spaghetti o linguine, l'importante che sia una buona pasta, che regga bene la cottura, questo è importante sempre. Se sono spaghetti devono essere grossi, mai lo spaghetto fino, si "ammallopperebbe" bel termine vero, rende l'idea, allora spaghetto grosso, o linguina.
Il pecorino deve essere rigorosamente romano, quello con la buccia nera.
Il pepe, come dice una mia amica, "non deve sapere di fiori di morto", deve essere un buon pepe nero, macinato al momento.
Poi ci sono due scuole, cacio e pepe, con olio, cacio e pepe senza olio. Questo è un problema.
E' una pasta che non va scolata, va tirata fuori dall'acqua con la forchetta, il forchettone, la pinza, quello che volete, ma deve essere gocciolante di acqua quando la depositate nella zuppiera dove già sarà presente una generosa spruzzata di pepe. Io con il pepe abbondo, dipende da come vi piace, a me piace che sappia di pepe, girate benissimo con forchetta e cucchiaio gli spaghetti in modo che gli si attacchi bene il pepe e poi pecorino a manciate, quello che conta molto in questa ricetta è girare sempre molto la pasta e poi se fosse asciutta aggiungete acqua di cottura. Questa è la versione senza olio. L'altra, che a me piace di più, prevede l'olio evo, che va messo nella zuppiera prima del pepe, quando si calano gli spaghetti, si girano molto bene nell'olio, poi il pepe e dopo il pecorino, e acqua di cottura.
A Roma ci sono delle discussioni epocali su cacio e pepe con o senza olio. Provate e poi decidete, ma vi garantisco che vale la pena provarla è uno dei condimenti più buoni che io conosca. E' veloce e poi chi in casa non ha un pacco di spaghetti del pepe e del pecorino? io non li faccio mancare mai, anche all'improvviso si può fare una pasta veloce.

Un regalo per voi: la fioritura della mia passiflora...

Anche qui la mia passiflora... e i miei, quest'anno, pochissimi pomodorini, ma di grande qualità, sono Pachino, lo sapete che hanno fatto i pomodorini a gennaio e al primo sole di marzo li ho mangiati, erano rossi...

martedì 5 luglio 2011

Crostata con confettura di albicocche biologica Lazzaris

Ho preso spunto da una bellissima crostata di Mammazan che trovate qui, e ho fatto anche io la mia crostata artistica, invece della solita crostata con la griglia, è più nuova, è stata mangiata anche questa velocemente, forse un po' più delle altre perché la marmellata era della Lazzaris la nota azienda che produce mostarde e marmellate, e devo dire che quella di albicocche biologica è molto buona, una vera marmellata fatta in casa, anzi meglio, peccato fosse solo una.

Ingredienti per una tortiera da 26 cm per crostate:

300 grammi di farina, (io 0)
150 grammi di burro
120 grammi di zucchero
la buccia grattugiata di un limone
1 uovo e 1 tuorlo
1 barattolo di marmellata (io Lazzaris)

Mettete tutti gli ingredienti, compresa la buccia del limone in una ciotola o sulla spianatoia e impastate velocemente, come sempre, con la punta delle dita, o se preferite anche con un cutter, ma la cosa deve essere velocissima, altrimenti il burro si "brucia" cioè si scalda troppo e prende un cattivo sapore, poi fate un panetto e mettetelo in frigo, nella cassetta della frutta, per un paio di ore.
Trascorso il tempo, stendetela e accomodatela nello stampo, prima passateci un po' di burro con il pennello, accomodatela bene, versateci il barattolo di marmellata, io ne metto uno intero perché la marmellata si deve sentire nella crostata, e poi passate alla parte artistica.
Fate i fiori che volete, o altri disegni, infornatela a 180°C e cuocetela per 45 minuti, poi vedete voi quando è dorata basta.
La crostata è sempre la crostata