venerdì 30 luglio 2010

Ravioli di patate liquide alle erbe


Traccia della ricetta presa dal ristorante "Il Porticciolo" di Fiumicino
Sfoglia solo con tuorli

La sfoglia:

200 grammi di farina 0
6 tuorli
sale q.b.
Impastare e lavorare molto bene, se l'impasto dovesse essere troppo asciutto aggiungete qualche goccia di acqua poca per volta. Mettete a riposare in frigo per qualche ora.

Il ripieno:

500 grammi di patate cotte a vapore a tocchetti
erbette varie, timo, origano, menta, menta romana, finochietto selvatico
un cucchiaio di fondo bruno (se non l'avete usate pure il dato)
1 foglio di gelatina o un altro addensante

Prima che si raffreddino, schiacciate bene le patate o passatele al passaverdura, non frullatele perché fanno la colla, mettetele in un tegame con poco burro e poco olio e cominciate a ripassarle mettendoci dentro le varie erbette (ovviamente lavate) a pezzettini, mi dimenticavo...anche uno spicchio di aglio, quando le patate cominciano ad inglobare le erbette metteteci il cucchiaio di fondo bruno, se non dovesse rendere liquide le patate mettetene ancora, comunque devono essere morbide, non liquidissime. Quando secondo voi sono pornte, aggiustatele di sale (ricordatevi che il fondo bruno è saporito) e di pepe e poi ancora calde aggiungeteci un foglio di gelatina, precedentemente messo a bagno in acqua fredda.
Fatelo riposare qualche ora, poi iniziate a fare i ravioli come li fate di solito, ricordatevi che questo ripieno è abbastanza liquido perciò spolverizzateli molto di semola per evitare che si attacchino.
Una volta pronti, calateli nell'acqua bollente e conditeli come meglio preferite. Io con il solito burro e salvia, è il condimento che preferisco. Sono molto raffinati e poi questa pasta fatta solo con i tuorli ha un sapore unico e un colore bellissimi.



martedì 27 luglio 2010

Ciabattine nerissime!!! e bianche....

Ciabattine nere
Ciabattine bianche


Ciabattine bianche


Queste belle ciabattine le ho copiate da Anna, le cose che fa lei sono sempre sicure, riescono sempre molto bene, ed io spesso, specialmente quando si tratta di pane, copio volentieri le sue ricette. Questa volta ho copiato male....invece di leggere 15 ho letto 150, così invece di mettere 15 grammi di semi di papavero ne ho messi 150...risultato delle ciabattine buone, ben lievitate, ben cotte, belle croccanti, ma nere nere con un ottimo sapore di papavero tostato... le mangerò tutte io perché mio marito con tutto quel papavero non le mangia di certo, infatti sto impastando di nuovo quelle bianche. Invece quelle bianche lo ho impastate senza semi di papavero, sono venute più chiare e sono buonissime.

Ingredienti

150 gr di semi di papavero + 30 gr di acqua
150 gr di lievito liquido (licoli) con un minimo di 6 pseudo-rinfreschi con semola rimacinata
200 gr di acqua fredda
250 gr di farina manitoba
70 gr di semola rimacinata
15 gr di crusca di frumento
1 cucchiaino di sale

Mettere a tostare in una padella  i semi di papavero e poi tenerli a bagno per 2 ore circa. Intanto
 mescolare per 1 minuto:  150 grammi di licoli, 140 grammi di acqua di frigo e le farine setacciate, lasciare riposare (autolisi) per 30 minuti. Passato questo tempo unite al composto gli altri 60 grammi di acqua, il sale e i semi di papavero e mescolare ancora gli ingredienti per 3/4 minuti.
Ungete un ciotola con l'olio e metteteci dentro  l'impasto, coprite con pellicola fate lievitare per 2 ore e 30 a temperatura ambiente. Durante le due ore, per due volte,  fate le pieghe a tre  all'impasto (due pieghe a tre per volta).
Io non l'ho fotografato durante la lavorazione, ma potete trovarlo nel blog di Anna. Mettete l'impasto su un piano di lavoro infarinato, schiacciatelo per stenderlo, poi dividetelo in 6 pezzi abbastanza irregolari.
Mettete i pezzi tagliati sulla teglia ricoperta di carta forno e lasciateli lievitare a temperatura ambiente per 1 ora e 1/2, io li ho coperti con pellicola per alimenti.
Passato il tempo di lievitazione, infilate la teglia in un sacchetto di plastica per alimenti, chiudetelo e mettetelo in frigorifero. La teglia andrebbe messa nella parte meno fredda, ma adesso i frigoriferi hanno la stessa temperatura sia in alto che in basso ed io ho abbassato la temperatura di tutto il frigorifero per una notte.
La mattina tirate fuori la teglia e fatela tornare a temperatura ambiente, io l'ho lasciata diverse ore. Accendete il forno a 250°C, mettete dentro un contenitore con acqua per creare umidità e appena pronto infornate. Dopo alcuni minuti portate la temperatura a 200° e lasciate cuocere per circa 30 minuti, gli ultimi dieci togliete la teglia e mettete le ciabattine direttamente nella griglia abbassando ancora la temperatura per finire la cottura e farle diventare croccanti.
Quest'ultima parte, la parte della cottura, potete notare che è diversa da quella di Anna, perché ogni forno è diverso, e ognuno deve decidere in base al proprio, il mio è a gas e cuoce meno.






lunedì 26 luglio 2010

Crostata con crema pasticcera e mirtilli



Dopo tanti dolci al cucchiaio, ci voleva una cosa più sostanziosa, e siccome oggi faceva meno caldo ho deciso di accendere il forno.  L'involucro di pasta frolla, un ripieno di crema pasticcera e una pioggia di mirtilli con una spolverata di zucchero a velo...una delizia.

Ingredienti per la pasta frolla:

300 grammi di farina 0 oppure 00
125 grammi di burrro freddo
100 grammi di zucchero
1 uovo (se necessario un tuorlo, oppure un cucchiaio di acqua fredda)
buccia di limone grattata
1/2 bustina di lievito per dolci (io mi sono dimenticata, di solito la metto per dare sofficità)

Mettere nel cutter tutto assieme,  farina, zucchero, burro, buccia di limone, uovo e impastare velocemente. Se l'impasto risulta ancora troppo farinoso, aggiungere un tuorlo oppure un cucchiaio di acqua fredda.  Prima di mettere l'impasto a riposare in frigorifero, io lo spiano fra due fogli di pellicola, in modo da averlo già semi steso. Riposo per una o due ore. Intanto preparate la crema pasticcera.

Ingredienti crema pasticcera

4 tuorli
120 grammi di zucchero
50 grammi di farina
buccia di limone intera o baccello di vaniglia
1/2 litro di latte

Mettere a scaldare il latte con il baccello di vaniglia o la buccia di limone,  intanti aprire le uova e mettere i tuorli in una pentolina di acciaio con lo zucchero, montarli con le fruste molto bene, devono diventare molto spumosi, aggiungere la  farina e poi il latte a filo (togliete la buccia o il baccello). Una volta agigunto tutto il latte mettete la pentolina sul fuoco e girando sempre portate la crema al punto di ebollizione, la crema non dovrebbe mai bollire...toglietela dal fuoco sempre girando e poi rimettetela per farla cuocere ancora, senza farla mai bollire. Io la faccio nella bastardella, la pentola senza fondo, appoggiata in una pentola più grande con l'acqua sotto che bolle, se l'avete usatela.
La crostata prima di andare in forno
Riprendete la pasta frolla, stendetela sopra la carta forno e poi adagiatela nella tortiera classica da crostata, bassa. Accomodatela, rifinite i bordi, tagliate la carta in eccesso, versateci dentro la crema, livellatela e poi accomodateci i mirtilli spingendoli un po' dentro, spolverizzate con zucchero a velo e infornate in forno già caldo a 180°C per 50 minuti.

giovedì 22 luglio 2010

Mele alla cannella con yogurt e caramello ai fiori d'arancio


Ieri sera non avevo dessert. È vero non può essere un problema, ma mio marito è abituato, cioè l'ho abituato io, ad avere tutte le sere il dolce, anche una pesca tagliata a pezzetti con qualche cucchiaio di vino rosso e zucchero, va bene....d'estate queste cosine delicate a fine pasto sono piacevoli anche perché con il caldo si mangia meno, d'inverno, invece, quei bei "mattoni" di cioccolata, lavorata in mille modi, e quando torni a casa dopo una bella giornata fredda, non c'è nulla di meglio per concludere una cena, di una calorica mousse au cioccolat.  Insomma mi piace concludere una cena con un dolce.
Allora, come ho detto non avevo dessert, però avevo delle mele golden, certamente non sono le più saporite, due arance che avevano conosciuto giorni migliori, del meraviglioso yogurt greco, che avevo, compiando Ornella,  anche io comperato sfuso al supermercato un'ora prima  e null'altro ed erano le 20,35.
Ho tagliato a spicchi e fatto a dadini una mela, l'ho messa dentro una padella con due cucchiai di zucchero, mezzo baccello di vaniglia, e una grattatina di buccia di arancio e ho acceso il fuoco. Lo zucchero ha cominciato a caramellarsi e la mela a cuocersi, a quel punto l'ho spolverata con della cannella. Un profumo! Ho spento per non far cuocere troppo la mela e versato tutto in un piatto per farlo freddare. Dopo cena, il composto era freddo allora ho costruito il piatto come vedete, un cucchiaio di mela, un cucchiaio di yogurt greco...e come potevo rifinire il mio dessert??? Ho rimesso nel padellino che avevo già usato un altro cucchiaio di zucchero e ho alzato la fiamma, lo zucchero si è subito caramellato e a quel punto ci ho versato dell'acqua di fiori d'arancio. Ho versato subito il caramello ai fiori d'arancio sopra lo yogurt e ho portato a tavola. Vi consiglio caldamente di provare questa cosa tutta inventata e fatta in 10 minuti.


mercoledì 21 luglio 2010

Il mio secondo premio mi arriva dalla Cuoca Pasticciona



Ragazze sono felicissima di aver ricevuto un altro premio, datomi dalla Cuoca Pasticciona. Mi piace la streghetta anche perché con le nostre pentolone e pentoline, i fumi della cucina, il camino, la vecchia cucina a legna, le bottiglie di vetro che sembrano alambicchi, le nostre cucine, spesso, somigliano più all'antro di una strega che a una stanza di una abitazione dell'anno 2010. Anche noi a volte facciamo filtri d'amore...o no? Direi di sì...quei piatti che prepariamo con tanta passione,  magari ci perdiamo ore, li pensiamo, gli diamo vita, li sistemiamo come degli arabeschi nei piatti, e poi se va bene ti senti dire: "Bono! che è?", ecco a quel punto vorrei essere una streghetta e trasformare i maschietti in tanti rospetti....  Ovviamente sto scherzando....anche perché i sogni rimangono sogni....ciao ragazze e domani passero il premio ad altre streghette...

passato il premio...ciao a tutte!

lunedì 19 luglio 2010

Cupolette rosa alla vaniglia con miele e scaglie di cioccolato


L'avevo promesso: ecco il terzo dei dolci al cucchiaio. La delicatezza di questo dolce è inimmaginabile. Ha la setosità del Biancomangiare, ma non è uguale, ha una spiccata nota di vaniglia, ma anche un leggero aroma di barbabietola. Se non si prova non si capisce. Mio figlio grande, che mangia solo il mio Tiramisù, (lo farò in autunno) ieri ha deciso di assaggiarlo dopo varie insistenze da parte mia...è rimasto sbalordito e ha detto solo: "È buonissimo...." ed è tanto.... Io queste ricette che sto postando le ho raccolte negli anni, (questa l'ho presa da Cucina Naturale) senza scrivere da dove le prendevo, alcune sono ritagli di giornali, altre copiate da libri, (tenete presente che ho una libreria alta fino al soffitto, zeppa di libri ed enciclopedie di cucina, libri vecchissimi, il mio Artusi...libri di cucina toscana che non si trovano più, fuori produzione da mezzo secolo, ovviamente tutto prima dell'avvento di internet) spero di non postare ricette che magari qualcuno riconosce per aver mandato ad un giornale 20 anni fa...se dovesse succedere, mi scuso anticipatamente, perché non mi piace copiare senza chiedere, io se vedo una cosa in un blog, di qualunque tipo, chiedo il permesso di poterla riprodurre, purtroppo ho scoperto, anche con mie ricette, che non è così scontato. Adesso godetevi questa delizia e dopo capirete perché i miei figli non mangiano i budini comprati...

Ingredienti:

100 grammi di barbabietola rossa cotta
50 grammi di cioccolato fondente da poterci ricavare delle scagliette
3 cucchiai di zucchero
1 cucchiaio di miele, io ho messo il trifoglio, comunque un miele dolce
3 fogli di gelatina per dolci
400 ml di latte
mezzo baccello di vaniglia

1. Dividete in 3 pezzetti il baccello di vaniglia, apritelo e mettetelo in una pirofila con lo zucchero, la bababietola tagliata a piccoli dadini e 100 ml di acqua. Tenetelo sul fuoco fino a ridurre della metà il volume.
2. Mettete a bagno i fogli di gelatina in acqua fredda, dopo 5 minuti strizzateli e scioglieteli nello sciroppo che avrete nel frattempo tolto dal fuoco e passato per togliere la barbabietola e la vaniglia. Tenete da una parte la barbabietola e la vaniglia e intanto mettete  a raffreddare lo sciroppo ottenuto. Quando è freddo uniteci il latte, giratelo benissimo, anzi passatelo da un passino molto fino per togliere eventuali impurità, distribuitelo in 4 stampini, decidete voi la forma, e mettetelo in frigorifero per 5-6 ore.
3. Tritate con un coltello la barbabietola ormai fredda e uniteci il cucchiaio di miele. Tirate fuori dal frigo gli stampi e per far uscire il dolce ci sono due possibilità, o li immergete velocemente in acqua bollente, o ci passate tutto intorno una lama finissima, capovolgeteli in un piatto e uscirà immediatamente. Adesso guarnite il dessert con uno strato di barbabietole e sopra le scaglie di cioccolato. Raccontatemi poi il sapore.....

domenica 18 luglio 2010

Crema di yogurt greco al limone con pinoli di Marina di Grosseto e cioccolato della Repubblica Dominicana


Mettetevi tranquille e rilassatevi, perché la serie di dolci al cucchiaio, estiva, è molto lunga, ne ho tantissimi, tutti facili, tutti già mangiati e tutti privi di grassi...quasi dietetici. Sono la mia passione, picciono molto anche a mio marito e ne ho inventati e raccolti tanti, che in momenti "bollenti" come questo sono utilissimi.
Ingredienti:

2 mele granny smith
1 vasetto di yogurt greco, io uso quello intero, voi....?
la scorza grattugiata di un limone bio e il succo
80 grammi di zucchero
60 grammi di cioccolato fondente
20 grammi di pinoli

1. Sbucciate, tagliate a fettine e mettete le mele in una piccola casseruola, aggiungete il succo del limone, dopo aver grattugiato la buccia, lo zucchero e, a fuoco medio, fate cuocere fino a che le mele non diventano purea. Mettete a freddare.
2. Frullate il composto, appena tiepido, insieme allo yogurt e alla scorza grattugiata del limone. Distrubite la crema in 4 ciotoline e lasciate in frigorifero, per alcune ore (io fino alla sera).
3. Sciogliete nel frattempo il cioccolato a bagnomaria e fate caramellare i pinoli in un padellino con una lenticchia di burro e una punta di zucchero.
4. Guarnite la crema facedoci colare il cioccolato fuso e distribuiteci poi i pinoli.

giovedì 15 luglio 2010

Stelle in gelatina di pesche con riduzione di aceto balsamico


Il mio amore per la cucina non mi fa sentire meno caldo quando accendo il forno e siccome Roma in questi giorni sta raggiungendo temperature africane, io lo accendo solo per il pane toscano, il resto si compra...ma sfogliando la mia raccolta di ricette, inventate, ho trovato questo piccolo dessert che deve stare sul fuoco solo 10 minuti e poi si mette in frigorifero per 24 ore e quando si mangia dà un po' di freschezza.

Ingredienti per la gelatina:
350 grammi di polpa di pesche
3 dl di succo di mela (io l'ho ottenuto centrifugando due mele granny smith)
3 fogli di colla di pesce per addensare (ho finito l'agar-agar)
2 cucchiai di zucchero

Mettete a bagno i fogli di gelatina nell'acqua fredda. Ponete  in una casseruola il succo delle mele, 2 cucchiai di zucchero, la gelatina strizzata e sul fuoco, a fiamma bassa, fino a quando la gelatina non sia tutta sciolta. Mettete la casseruola a bagno nell'acqua fredda, dopodiché aggiungete la polpa delle pesche, che avrete precedentemente, sbucciato e frullato ottenendo una purea. Trasferite il composto in una pirofila e poi in frigorifero a rassodare. Il giorno dopo ho tagliato le stelline con un coppapasta e le ho posizionate nel piatto.
Con questo sistema si possono fare tutte le gelatine che ci piacciono.

Per la riduzione di aceto balsamico:

100 ml di aceto balsamico non tradizionale
2 chiodi di garofano
3 cm di cannella in stecca
3 bacche di ginepro
1 cucciaio di miele di trifoglio 

In una casseruola mettete l'aceto, i chiodi di garofano, la cannella e il ginepro, portate sul fuoco e riscaldate. Quando l'aceto è caldo, aggiungete il miele e cuocete a fuoco basso fino a quando la salsa non si sarà ridotta della metà. Fate raffreddare e poi utilizzatela per gli usi che volete, io la faccio spesso e la metto sempre sulle fragole.

 
 
 

lunedì 12 luglio 2010

Tavoletta in legno per fare i malloreddus

Questa tavoletta la comperò mia madre, penso 40 anni fa, ci eravamo appena trasferiti a Roma, e avendo lei una grande passione per la cucina, che mi ha tramandato, girando per la città,  trovò questa tavoletta che è perfetta per fare i malloreddus che lei aveva mangiato in Sardegna e che qui ancora non si trovavano ed io la custodisco gelosamente.



Se non si trova nei negozi, un buon falegname con un pezzo di legno, buono, può sempre farlo... l'originale sardo si chiama "ciuliri"

Malloreddus alla Campidanese

Ogni tanto si puà cucinare anche un piatto semplice come questi malloreddus alla Campidanese. Sono buoni, richiedono poco impegno, e in queste giornate afose meglio non stancarsi troppo. È uno dei piatti più famosi della Sardegna, conosciuto anche fuori dell'Italia e anche chi non ha voglia di farli a mano i malloreddus ormai si trovano in tutti i negozi e supermercati. Ricordo che circa 40 anni fa, mio padre, di ritorno da un lungo soggiorno per lavoro in Sardegna, siccome era in macchina, la riempi letteralmente di pacchi di malloreddus, perché all'epoca non si trovavano neppure a Roma e anche qualche confezione di bottarga (di quella un po' meno visti anche a quei tempi i costi molto alti).
Io li faccio sempre a mano perché sono veloci da fare e sicuramente più buoni.

Ingredienti:

500 grammi di semola rimacinata (io la prendo nei negozi di specialità sarde, oppure quando vado 
       in Sardegna ne porto una certa quantità perché la uso anche per le fettuccine)
150 ml di acqua, comunque quanta ne prende la farina per fare un impasto di giusta consistenza
       mettete il sale nell'acqua (1 cucchiaino) così mentre impastate sciogliete anche il sale
mettete nell'impasto anche un paio di bustine di zafferano per dargli la tipica colorazione...
per il sugo:
salsiccia
aglio
olio evo
1 bicchiere di vino bianco
pomodorini in barattolo oppure una passata ma non quella tipo conserva, c'è una passata di pomodoro biologica di Alce nero, fatta con pomodorini raccolti nel Delta del Po, e una fatta dall'Azienda agricola di Spergolaia (Alberese) dentro al Parco dell'Uccellina, cercatele nei negozi bio e sentirete la differenza, hanno anche dei prezzi contenuti poco più alti delle altre ovviamente ma hanno una resa maggiore.

Lavorate farina e acqua e quando l'impasto è pronto fatelo riposare qualche ora. Intanto preparate il sugo: fate rosolare l'aglio in alcuni cucchiai di olio evo, tagliate la salsiccia a rotelline e mettetela nella padella, fatela rosolare e poi versateci un bicchiere di vino bianco, fatelo evaporare e dopo aggiungete il pomodoro (le proporzioni decidetele voi). Fate cuocere a fuoco lento per circa 30 minuti, il pomodoro si deve ritirare e si deve vedere in superficie l'olio quando è pronto.
Riprendete la pasta, staccate dei pezzetti e fate dei serpentelli, che taglierete in cilindretti che passerete, a loro volta, nell'attrezzo apposito per fare i malloreddus. Altrimenti se vi sembra troppo difficoltoso comprateli. Mettete abbondante acqua salata sul fuoco, quando bolle calate i malloreddurs e quando sono cotti versateli direttamente nella padella dove avete fatto il sugo. Mantecateli con del pecorino, un giro di olio e abbondante basilico. Sono la mia passione come tanti altri piatti sardi.


sabato 10 luglio 2010

Cheese cake ai frutti di bosco di Nigella Lawson


Il Cheese cake, non è come molti di noi pensano, originario degli Stati Uniti, ma bensì l'antica Grecia. Infatti la prima traccia di Cheesecake di cui si abbia notizia si ha nel 776 a.C. nell’isola di Delos, in Grecia, come dolce servito agli atleti nei primi giochi olimpici della storia.

I romani, esportarono dalla Grecia la ricetta del cheesecake, che si propagò in tutta Europa, e secoli dopo apparve in America con la ricetta portata dagli immigrati.

Nel 1872 un lattaio americano di nome James L. Kraft, nel tentativo di ricreare il formaggio francese Neufchatel, incidentalmente, inventò il formaggio fresco pastorizzato che poi chiamò Philadelphia, e nel 1880 cominciò la grande diffusione di questo prodotto e il suo utilizzo per la preparazione della moderna cheese cake. Cenni storici presi da qui
Questa Cheese cake, così ricca di ingredienti ipercalorici, è una ricetta della famosa giornalista inglese, esperta di cucina, Nigella Lawson,  ed io l'ho copiata, come tante altre, durante una puntata del Gambero Rosso.

Ingredienti:

200 grammi di biscotti digestive
80 grammi di burro fuso
300 grammi di philadelphia
75 grammi di zucchero a velo
il succo di mezzo limone
mezzo baccello di vaniglia
250 ml di panna fresca da montare
250 grammi fra mirtilli, more, lamponi e ribes
3 cucchiai di zucchero semolato
il succo di mezzo limone

Sbriciolate i biscotti dopo averli messi dentro un sacchetto di plastica, metteteli in un contenitore e versateci il burro fuso. Impastateli con le mani in modo che le briciole di biscotto si impregnino di burro, dopodiché foderateci il fondo di una tortiera di 22 cm che avrete precedentemente  ricoperto di pellicola. Mettete il composto in frigorifero e passate alla crema per la farcitura.
Sbattete, in una terrina, il formaggio insieme allo zucchero a velo, al succo del limone e alla vaniglia (dividete in due il baccello e raschiate l'interno). Montate la panna  ed amalgamatela al composto di formaggio poi versatelo nello stampo, che stava in frigo, livellate bene e rimettete in frigorifero.
Preparate la salsa di frutti di bosco che andrà a coprire la torta. Mettete i frutti in una pentolina, versateci il succo del limone, i tre cucchiai di zucchero e fate sobbollire per 15 minuti, o comunque fino a che non sia meno liquida. Spegnete e fate raffreddare. Cinque minuti prima di portare la Cheese cake a tavola  toglietela, con l'aiuto della pellicola, dalla forma facendo attenzione perché è molto delicata, mettetela sopra un vassoio e distribuiteci  la salsa ai frutti di bosco. Potete servire.

Scusatemi per le fotografie...sono veramente brutte   

mercoledì 7 luglio 2010

Cheesecake al pesto


Io amo le cheesecake, le amo talmente tanto che le faccio anche salate. Questa l'ho trovata alcuni anni fa, in una Cucina Moderna e me la sno ricordata dopo averla fatta diverse volte. È una tipica pietanza estiva, primo perché ci sono i pomodori, poi perché va in frigorifero e si porta in tavola fredda e il piacere è immenso magari quando si torna dal mare trovare una cosa fresca e leggera.

Ingredienti per 4 persone

3-4 pomodori rossi, la ricetta prevede il cuore di bue, io ho usato il ramato
100 grammi di fette biscottate non dolci
80 grammi di burro
250 grammi di ricotta (io di pecora)
8 grammi di gelatina in fogli
100 grammi di panna fresca
un mazzetto di basilico                            
20 grammi di pinoli                                  
20 grammi di parmigiano grattugiato      
origano
olio evo
sale e pepe

Mettete la gelatina in acqua fredda, tritate il basilico con i pinoli, se vi piace un pichino di aglio, il parmigiano, l'olio il sale. In pratica dovete fare il pesto e metterlo da una parte. Tritate nel cutter le fette biscottate e unitegli il burro, lavorate bene il composto e distribuitelo in un atortiera di 18 cm di diametro, possibilmente con fondo sganciabile, premete bene con le mani e mettete lo stampo in frigorifero.

Mescolate la ricotta al pesto, riprendete la gelatina e scioglietela in un cucchiaino di panna scaldato e unitela poi alla ricotta. Montate la panna rimasta e incorporatela al composto; versatelo suulla base di biscotti e mettete in frigorifero per 2 ore.

Trascorse le 2 ore tagliate i pomodori a fette sottilissime e disponetele sul cheesecake, condite con sale, pepe, origano (io fresco), abbondante basilico e passateci il solito giro d'olio.


È molto buona.......

Avrei dovuto girarla di nuovo, ma era molto friabile e per evitare di romperla l'ho lasciata così...


Ornella ha quasi indovinato confermo sono CECI

Non li avete mai mangiati a questo punto della maturazione? sono buonissimi, la signora che mi fornisce la verdura tutti gli anni me li lascia ed io li mangio così, come quando eravamo piccoli e ci facevao sgranare i piselli...io ne mangiavo la metà....

Che cosa sono? Vediamo chi indovina....

Che cosa sono questi? sono buonissimi, in questa fase sono freschi...di solito li utiliziamo secchi...però freschi sono buonissimi...a me ricordano molto l'infanzia, li mangiavo sempre... con loro si fanno delle minestre molto buone... cosa sono? Non si vince nulla è solo una curiosità....

lunedì 5 luglio 2010

Pizza Margherita con lievito madre in coltura liquida - licoli -



Volevo aspettare a postarla, ma non resisto... ho fatto per la prima volta la pizza Margherita con licoli (trovate qui tutto il percorso per la nascita e i rinfreschi per panificare). È stata una scommessa. Avevo deciso di farla per dimostrare a me stessa, e non solo, che le cose, se ci si applica si possono fare. L'altro giorno chiacchierando con una amica di blog, dicevo che io non amo i ristoranti perché non mi piace come cucinano....etc... e lei mi diceva io vado solo a mangiare la pizza e se potessi neppure quella... (o una cosa analoga). A quel punto mi è scattato in testa qualcosa e mi sono detta, scusa fai tutto, riesci a fare uno dei pani più difficili, il toscano (quello vero) e ti preoccupi per la pizza?
Avevo del licoli (per chi arriva adesso alla panificazione li.co.li. lievito in coltura liquida) con già 6-7 pseudo-rinfreschi (però me ne serviva molto) ho fatto altri 2  rinfreschi e sono arrivata ad un licoli di 500 grammi, quello che mi serviva.

1 chilo di farina 0
500 grammi di licoli, con tanti rinfreschi
1 cucchiaino di sale
1 cucchiaio di olio evo
acqua quanta ne occorre per fare un impasto morbido ma non appiccicoso versatela lentamente
Ho messo tutto nell'impastatrice e ho fatto andare per circa 15 minuti. È venuto un impasto bellissimo liscio, morbido e odoroso di lievito madre. Come si può vedere dalla foto ho messo la ciotolona con dentro l'impasto in un grande sacchetto, ho fatto iniziare la lievitazione e poi ho messo il tutto in frigorifero fino alla mattina dopo. Al mattino l'ho tirato fuori e la lievitazione è continuata ed esplosa, con il caldo dopo poco era triplicato. Ho preparato le teglie con la carta, ho steso la pasta con il mattarello, abbastanza fina, e ho messo le teglie in forno (spento) a lievitare ancora per altre 4-5 ore (non bisogna avere fretta) alle 20 ho acceso il forno a 250°C, ho fatto scaldare e poi ho messo la prima teglia in forno con il pomodoro, l'olio e il sale (anzi prima ho fatto una prova con una pizzetta piccola ed è venuta bene) dopo 20 minuti era pronta, l'ho tirata fuori, messo la mozzarella e rimessa in forno...2, 3 minuti ed era pronta... Uno spettacolo, buona, saporita, morbida e croccante, e soprattutto già digerita...cosa difficile con gli altri lieviti. Fare e gestire un lievito madre non è cosa semplicissima, ma non impossibile ed  io vorrei insegnarlo a tutte, perché mangiare del pane o della pizza fatti con questo lievito è un'altra cosa...


                                          Primo impasto



                   ....dentro il sacchetto e 15 ore in frigorifero...




Dopo quasi 20 ore di lievitazione



lievitazione nella teglia 4-5 ore



mangiata....cottura perfetta...sapore ottimo...soffice e croccante


                                       ...e questa è l'altra...