giovedì 28 febbraio 2013

FALAFEL DI FAVE



da Wikipedia:
falafel sono una pietanza araba mediorientale – presente anche nella cucina israeliana, ma probabilmente d'origine egiziana – costituita da polpette fritte e speziate a base di legumi, tra cui i più utilizzati sono le fave, i cecie i fagioli tritati con sommaccocipollaagliocumino e coriandolo. I falafel sostituivano la carne nei giorni del digiuno dei copti egiziani. Il termine è formato da tre parole che in copto significavano letteralmente 'con tanti fagioli'.
I falafel sono particolarmente diffusi in SiriaGiordaniaEgitto (in quest'ultimo paese sono noti principalmente nella versione a base di fave e Israele, dove la pietanza è apprezzata da tutte le comunità, quale che sia la loro religione. I palestinesi di Gerusalemme est e quelli del quartiere di Jaffa, a sud di Tel Aviv, servono e mangiano falafel come gli israeliani di origine ebraica, che li ammettono in quanto interamente vegetali e conformi ai precetti kosher che regolano l’assunzione e la preparazione degli alimenti nella religione ebraica.
Faccio i falafel da anni, ma sempre di ceci, questa volta avevo un sacchetto di fave decorticate in casa, e ho deciso di provare, buonissimi, come dicevo li faccio da anni, e non si sono mai sbriciolati, c'è chi mette l'uovo, ma se seguite la mia ricetta non si sbricioleranno e mangerete un falafel vegano.

Sono buoni, speziati al punto giusto e con insalatina e pomodori, quando è il periodo, mangerete una cosa ottima e fanno tanto bene.

Ingredienti per 20 falafel:

500 grammi di fave decorticate, o ceci secchi, se le fate con i ceci
1 grossa cipolla o 2 scalogni (io scalogni)
un mazzetto di prezzemolo
cumino, coriandolo, aglio,
io aggiungo di mia iniziativa perché mi piacciono, curry e curcuma
sale e pepe 
1 pizzico di bicarbonato
mezzo cucchiaino di lievito istantaneo per pizze salate (non quello di birra)
1 litro di olio di arachide

Mettere a bagno le fave per circa 12 ore, cambiare l'acqua diverse volte durante la giornata, passato questo tempo, metterle a scolare, devono essere prive di acqua, magari asciugatele un po' con dello scottex, o nella centrifuga per l'insalata, adesso metterle in un cutter insieme al prezzemolo e frullare, devono diventare come una farina sabbiosa. Versare le fave frullate in un contenitore e aggiungere tutte le spezie, un cucchiaino di tutto, comunque le spezie ognuno può aggiungere quelle che preferisce, se non si ama il cumino si toglie e si mette un'altra cosa, certo il sapore cambia.
Amalgamare bene tutto, io ho impastato con le mani, aggiungere sale, pepe, il bicarbonato e il lievito, compattare con un cucchiaio l'impasto, coprire con pellicola e mettere in frigo per 2 ore.
Se l'impasto dovesse risultare eccessivamente morbido, per qualche motivo, potete aggiungere della farina, un paio di cucchiai, ma non sarà necessario.
Riprendere il nostro impasto e formare delle palline un po' schiacciate, friggerle in olio di arachide caldo al punto giusto, devono essere ben colorate come nella foto. Servite i falafel con insalatina, pomodori se è il periodo, cetrioli, sentirete la bontà.
I falafel vanno fritti senza alcuna panatura.
Questa è la versione con le fave, potete farle con i ceci, stesso procedimento, l'unica differenza è che i ceci devono rimanere a bagno per 48 ore.
Non pensate di fare i falafel con legumi già cotti, non saranno falafel.



domenica 24 febbraio 2013

RAVIOLI BROCCOLI, NOCI E GORGONZOLA


Non usate mai farine molto raffinate per fare la pasta e il pane, usate farine, integrali, farine di grani italiani, ce ne sono di molto buone, io vado spesso a comprarle al punto macrobiotico, e lì ho trovato farina di un grano coltivato in Sicilia, un grano tenero che vorrei farvi sentire, la pasta ha il sapore di quando la faceva mia nonna e la scadenza è breve pochi mesi, non anni come la farina che si compra nei supermercati, quella delle grandi aziende, no è un'altra cosa, e poi quella d'orzo l'hanno macinata davanti a me, sul banco, con un piccolo mulino a pietra, c'è voluto un po' di tempo e non è molto raffinata, piuttosto grossa, ma l'odore e il sapore sono unici e la pasta o il pane sono molto più buoni. Per questi ravioli ho usato invece una semola rimacinata perché avevo bisogno di una pasta che tenesse bene l'impasto abbastanza umido.

Partiamo dalla pasta: come dicevo, farina d'orzo macinata a pietra al momento, semola rimacinata di una buona marca, niente di particolare, uova bio, olio evo, sale, curcuma per le note proprietà.
Il ripieno: broccoli, non cime di rapa quelle con il fiore, proprio broccoli, solo foglie, piante piccole, dolci, tenere, qualche minuto in poca acqua bollente ed erano pronte, delle buone noci di Sorrento e del gorgonzola dolce, un risultato più che soddisfacente.

Ingredienti: 

Pasta:

150 grammi di semola rimacinata 
150 grammi di farina d'orzo macinata sul momento
2 uova bio
una presa di sale
2 cucchiai di olio evo
1 cucchiaio di curcuma per le sue note proprietà, 
200 grammi di parmigiano o grana

Unire le due farine, aggiungere le uova, il sale, la curcuma, l'olio e impastare, tenetevi dell'acqua tiepida e se è il caso aggiungetene un cucchiaio per volta. Impastate bene, io ho messo tutto nella macchina del pane, funzione impasto, poi fate riposare.

Ripieno:

300 grammi di broccoli già lessati, strizzati e tritati, 
200 grammi di gorgonzola fatto a tocchettini, 
20 noci, tritate grossolanamente, se lo avete, con il mortaio

Per condire:

In una larga padella far sciogliere del gorgonzola, aggiungere della crema di latte, del parmigiano grattugiato e far scaldare, quando sono cotti mettere i ravioli in questa padella e inondarli di parmigiano.

Per fare i cestini di parmigiano:

Mettere qualche cucchiaio di parmigiano in una padellina, farlo sciogliere da tutt'e due le parti e quando ha preso colore rovesciarlo su una tazzina rovesciata, un bichiere, una ciotola e dargli la forma che volete, fatelo indurire e poi usatelo, sono molto carini da mettere nei piatti.
Mettere i broccoli tritati, il gorgonzola a tocchetti, le noci frantumate in una terrina, amalgamarli e aggiustare di sale e pepe, lasciare da una parte e prendere la pasta, cominciare a tirare delle strisce non troppo sottili, e fare i ravioli, vedrete che saranno belli gialli, tendenti al verde, per la presenza della curcuma e delle verdure, Quando sono tutti pronti, fate bollire una pentola con acqua salata, calateli quando l'acqua bolle e fateli cuocere  qualche minuto, forse anche 4/5 perché la pasta fatta con farina di grano duro è più dura e necessità di una cottura ulteriore, metteteli nella padella e conditeli con la crema di gorgonzola.
Io ho fatto il cestino con il parmigiano per servirli.
Versate del parmigiano grattato in una padella piccola, ponetela sul fuoco  e appena il parmigiano si scioglie e comincia a fare una leggera crosticina sotto, giratela, fatela  dorare anche dall'altra parte e poi rovesciatela su uno stampo della misura che preferite, una tazzina, un bicchiere o altro, servite poi i ravioli dentro al cestino.                     


mercoledì 20 febbraio 2013

SOUFFLE' AL LIMONE




Adoro i  soufflé, dolci e salati, dai più semplici a quelli più complicati, stranamente, anche con il precedente forno vecchissimo e tutto spifferi mi venivano benissimo, è noto che il soufflé non ama le correnti d'aria, insomma mi piacciono e mi vengono bene, questo è anche facile, una ricettina recente trovata su una rivista di quelle meno conosciute, ma ricca di muffin, biscotti e questo bel soufflé al limone. Ho ancora questi splendidi limoni di giardino e dovevo utilizzare.

Due parole sull'origine del piatto.
Il soufflé o sufflè è un tipico piatto francese. La cottura del soufflé avviene lentamente, è un processo molto delicato ed a cui bisogna prestare molta attenzione, per questo, nel linguaggio comune, viene spesso usato come termine di paragone.
La parola soufflé è il participio passato del verbo francese souffler che vuol dire soffiare: è un po' la descrizione di cosa accade a quel miscuglio messo a cuocere nei forni.

Ingredienti per 6 piccoli soufflé:

la scorza di 2 limoni grandi o 3 piccoli, non trattati, meglio se biologici
300 ml di latte
25 grammi di farina
2 cucchiai  di creme fraiche
70 grammi di zucchero semolato + quello per gli stampi
25 grammi di burro
3 tuorli
4 albumi
zucchero a velo per spolverare (io non l'ho messo)


Dopo aver lavato i limoni con uno spazzolino, togliere la sola parte gialla della scorza con un pelapatate e metterla in una pentolina con il latte e poi sul fuoco, portate il latte ad  ebollizione e poi toglietela dal fuoco, copritela e lasciate in infusione per 10 minuti poi eliminate le scorze.
Setacciate in una pirofila la farina, unite la creme fraiche, poi aggiungete il latte e girate fino ad avere un composto liscio. Versate il composto in una pentola e portare sul fuoco, fiamma bassa fino a che non bolle, a quel punto unite lo zucchero e toglietela dal fuoco. Distribuite il burro a fiocchetti sulla superficie e lasciate riposare 5 minuti.
Quando sarà tiepida aggiungete i tuorli uno alla volta sbattendoli. 
Accendete il forno a 200°.
Montate gli albumi a neve soda e incorporare poco alla volta e delicatamente al composto.  Versate negli stampi imburrati e spolverizzati di zucchero semolato, infornate a 200° e cuocete per 15 minuti, fino a che non saranno gonfi, sfornateli, spolverizzateli di zucchero a velo e serviteli subito. i soufflé, lo sapete si abbassano nel tragitto dalla cucina al tavolo da pranzo...

Cosa è la creme fraiche (panna acida): da wikipedia

La crème fraîche è una crema tradizionale della cucina francese, ma oggi utilizzata e diffusa, anche in diverse varianti, in molte cucine europee. In particolare è un tipo di panna acida con il 28% di grassi.
È di colore bianco, di densità consistente e dal sapore leggermente acidulo a causa dell'utilizzo di colture batteriche.
La crème fraîche è ottenuta iniettando colture di Lactobacillus nella panna non pastorizzata, lasciando che i batteri si sviluppino finché la panna non risulti acidula e compatta. A questo punto il prodotto viene pastorizzato, in modo da porre fine alla proliferazione batterica. Per questo motivo la crème fraîche, a differenza dello yogurt, non può essere prodotta a partire dalla panna pastorizzata, in maniera "domestica": l'assenza di batteri, infatti, non permette l'insorgere di questo processo biologico.
Come surrogato domestico per la preparazione di piatti esotici, qualora non si abbia a disposizione della crème fraîche pastorizzata, si può realizzare una miscela con un cucchiaio di aceto o di limone in due tazze di panna e facendo cagliare il composto ottenuto.

Come fare una finta creme fraiche (panna acida)

Se non la trovi al supermercato puoi farla da te, utilizzando mezzo litro di panna fresca, 1 vasetto di yogurt bianco e il succo di un limone..basta amalgamare gli ingredienti, lasciarlo per qualche ora a temperatura ambiente e il gioco è fatto, non sarà la stessa cosa, ma il sapore è identico, provatela è buonissima...


lunedì 18 febbraio 2013

JABLKOVY KOLAC - TORTA DI MELE E CIOCCOLATO...per l'Abbecedario Culinario Europeo



Questo mese, l'Abbecedario culinario d'Europa è volato in Slovacchia, bella terra. I miei ricordi fanno un salto indietro, prima del 1993, anno della divisione e quella che era la Cecoslovacchia è diventata: Repubblica Ceca con capitale Praga, e Slovacchia con capitale Bratislava. Come dicevo io ho visitato la Repubblica Ceca prima che si dividesse e ho dei ricordi splendidi. Sono stata un mese sui monti Tatra, Vysoke Tatry (Alti Tatra) nella Slovacchia. Ricordo questi paesini molto piccoli e molto ben tenuti, sembravano dei paesini svizzeri, pieni di fiori e giardini ben curati, i negozi ben tenuti, ricordo Tatranska Lomnica, Tatranska Lesna dove si arrivava con un treno a gasolio e si attraversavano immensi boschi dove la notte l'ululare dei lupi era una cosa normalissima...le sorgenti di acqua minerale si trovavano spontanee nei  boschi e le cascate anche, accompagnavano le nostre lunghissime passeggiate. Quanti anelli di granati e orecchini in quelle vetrine e adesso nei miei cassetti, quanti cristalli, alcuni molto ben fatti, lì fu un vero riposo, la pace e la tranquillità, l'aria pulita  e soprattutto niente italiani vocianti, non è un posto molto conosciuto.
Le cime più alte degli Alti Tatra si trovano in Slovacchia, le altre arrivano ai Carpazi, su queste montagne si trovano molte specie di animali e piante, l'orso, il gatto selvatico, la volpe e il lupo che ululava la notte. Circa 1300 specie di piante conosciute. La zona, adesso, è famosa per gli sport invernali, ci sono centri specializzati tra i quali: Štrbské PlesoStarý Smokovec, e Tatranská Lomnica, tutti nella città di Vysoke Tatry (Alti Tatra). Proprio qui fu fondato il primo parco naturale europeo, a cavallo tra i due paesi Slovacchia nel 1948 e in Polonia nel 1954, verrebbe da dire che i regimi comunisti amavano l'ambiente (Wikipedia)

Ed io ricordo con grande piacere le passeggiate anche di 30 chilometri al giorno dentro a quello splendido parco: Le cose sono cambiate molto, adesso ci sono due Paesi, al posto di uno, due capitali e Bratislava non la conosco, ma il mio ricordo dei Monti Tatra è vivissimo, un luogo meraviglioso, incontaminato, dove ho passato uno splendido mese con tanta bella gente.


Andiamo alla ricetta che ho preso qui.

Ingredienti per una placca da forno: (io ho fatto metà dose, ma è finita)

Per la torta:
10 mele golden
6 uova biologiche
200 ml olio di semi di girasole
200 ml di latte
250 grammi di zucchero
350 grammi di farina 0
1 bustina di lievito, io cremore di tartaro
1 bustina di zucchero vanigliato, io home made
1 bustina di zucchero alla cannella (se non trovate la miscela pronta, potete ottenerla mescolando dello zucchero alla cannella in polvere)


Per la copertura di cioccolato:
25 grammi circa di burro
100 grammi di cioccolato fondente

un paio di cucchiai di latte
cacao in polvere o cioccolato grattugiato

Sbucciare e tagliare le mele a fettine sottili, foderare la placca del forno o una teglia più piccola se fate metà dose,  sempre rettangolare, con carta forno, (anche i bordi), e sistemarci le mele, dovrebbero bastare  per fare tre strati, spolverizzare con metà dello zucchero vanigliato e mettere da parte.
Mettere i tuorli e lo zucchero in un contenitore e montare fino ad ottenere una crema liscia e ben spumosa, aggiungere l'olio di semi di girasole, il latte e sempre mescolando unire il restante zucchero vanigliato.
In un altro recipiente montare a neve fermissima gli albumi e aggiungerli delicatamente all'impasto, unire il lievito alla farina e setacciandola aggiungerla all'impasto mescolando delicatamente.
Riprendere le mele e spolverizzarle con lo zucchero alla cannella e versarci sopra l'impasto, livellarlo con una spatola e infornare (forno caldo) a 160°C per 10 minuti, poi portare la temperatura a 180° per altri 10 minuti e poi a 190° per 15 minuti, o fino a cottura, la torta deve assumere una colorazione dorata. Se avete dei dubbi fate la prova stecchino.
A questo punto dovete girare la torta, ma fate attenzione se è grande potrebbe cadere, giratela su un grande vassoio rettangolare o una teglia della stessa grandezza, fate come preferite, ma non è facilissimo se non avete un vassoio della stessa grandezza, infatti io consiglio metà dose.
Nel frattempo mettete a sciogliere il cioccolato insieme al burro e ai cucchiai di latte, una volta pronto versatelo sulla torta e ricopritela tutta, fatela freddare e poi spolverizzatela con del cacao e prima di servirla grattateci del cioccolato fondente, è una torta molto buona, un sapore diverso dalle solite torte con le mele.


                         Con questa ricetta partecipo al contest di Squisito, qui tutte le spiegazioni



venerdì 15 febbraio 2013

RICETTE TOSCANE: TESTAROLI AL PESTO DELLA LUNIGIANA


Tanti anni fa trovandomi a Milano per lavoro fui invitata in  un delizioso ristorante che si chiamava "I Pontremolesi" e lì ci fu l'incontro tra me e il testarolo. Buoni, fu amore a prima vista, per tanti anni ho ricordato quel piatto così particolare, che non ho ritrovato in nessun ristorante, erano tempi in cui internet non esisteva, e trovare una ricetta  così particolare era davvero difficile, e poi non mi ricordavo neppure come si chiamasse, e poi a quell'epoca stavo molto poco a casa a cucinare dico la verità. Per chi ancora non avesse capito sto parlando dei Testaroli, famosa ricetta di Pontremoli, grosso comune della provincia di Massa Carrara.
Qualche cenno storico su Pontremoli mi pare doveroso, è, fra l'altro una splendida zona dal punto di vista paesaggistico. Il comune appartiene geograficamente e culturalmente alla regione storica della Lunigiana. Interessante la spiegazione dell'etimologia del nome Pontremoli, che deriva da Monte Vergine, Verdeno e poi  dopo un lunghissimo percorso si trasforma in Pontremoli.
Pontremoli è il comune più a nord della Toscana, e sorge nell'alta vallata del fiume Magra, alla confluenza con il torrente Verde e la regione storica, conosciuta come Lunigiana, è circondato da alti rilievi collinari ed è ubicato su uno dei più antichi percorsi che collegano la Val Padana con la Liguria e la Toscana, un tempo percorso della Via Francigena. Pontremoli è diviso in centro storico e Verdeno, la zona al di là del torrente Verde. Per finire, ci sono fondate ipotesi che Pontremoli corrisponda alla leggendaria Apua, capitale dei Liguri Apuani.
Andiamo alla ricetta.

Ingredienti:

I  testaroli sono un piatto molto povero,  solamente acqua e farina. Ecco questa è la vera "cucina casalinga", ebbene io sono  fiera di saper cucinare questi meravigliosi piatti che appartengono alla nostra cultura, sono una foodblogger anche per questi motivi, amo la cucina del territorio e se il territorio è quello della mia amata terra di Toscana è anche meglio, ma riesco a muovermi anche in altre regioni, ho il coraggio e la voglia di imparare e mettermi in gioco, nulla in cucina mi spaventa, molte cose non mi appassionano e non mi interessano, alcune le faccio perché vanno fatte, ma non sono una chef, non mi è mai interessato fare la chef altrimenti l'avrei fatta, come non ho mai voluto aprire un ristorante, nonostante mio marito me lo abbia chiesto svariate volte, io amo gli ingredienti, la cucina è per me ricerca, storia, racconto, per questo ho scelto di aprire i miei blog.

60 grammi di farina 0  e un bicchiere d'acqua tiepida a commensale, deve venire una pastella abbastanza liquida,
1 testo di ferro oppure una padella antiaderente bella grande, 30/32

Fare una pastella abbastanza fluida, senza grumi, mettere a scaldare il testo di ferro e quando è molto caldo versarvi la pastella, deve essere una crepe, ma più bassa di quella che vedete in foto, e un po' più nocciola, io mi sono fidata della spiegazione del libro, ma è venuta troppo alta, fatela meno di mezzo cm. Fare queste maxi crepes come si fanno normalmente, e poi farle freddare, mettere intanto dell'acqua a bollire in una pentola capace, appena le crepes sono fredde tagliarle a losanghe, appena l'acqua bolle salare e spegnere il fornello, calare i testaroli tagliati a losanghe e tenerli a mollo per 3-4 minuti, scolarli bene e condirli con un pesto molto leggero, un po' liquido con poco aglio, io avevo il mio pesto congelato, una generosa grattata di pecorino romano e un bel giro d'olio evo, ditemi poi cosa ne pensate dei testaroli


martedì 12 febbraio 2013

CARAMELLE


Ultimo giorno di carnevale e ultime ricette, non scrivo nessun post, sul carnevale è stato scritto di tutto e di più, è inutile ripetersi, vado subito alla ricetta, è una ricetta particolare, io non so chi l'abbia data a mia madre, ho solamente un foglietto con 4 ingredienti e con scritto sotto: friggere!, certo lei ce le ha fatte tante di quelle volte che noi le conosciamo benissimo, ma non le ho mai trovate in nessuna pasticceria. Andiamo agli ingredienti:

Ingredienti:

per la pasta:
500 grammi di farina 0
100 grammi di burro
1 bicchiere di latte
1 pizzico di sale
olio di semi di arachide per friggere

per il ripieno:
la scorza grattata di 3 limoni o 2 molto grandi, mi raccomando di giardino
150 grammi di zucchero 

Impastare gli ingredienti e lavorare bene, far riposare un tempo giusto, circa 10 minuti. Nel frattempo mischiare lo zucchero e la scorza dei limoni, vedrete che lo zucchero si impregnerà dell'olio essenziale e diventerà subito giallo.  Tirare una o più sfoglie sottili, da queste ricavare dei quadrati di 6/7 cm di lato. Riempire con un cucchiaino di impasto il quadretto di pasta e chiuderlo a caramella (da qui il nome) sigillate i lati, però se il centro della caramella rimane un po' aperta va benissimo perché durante la frittura deve uscire un po' di impasto (come da foto) che si caramellerà è darà un sapore ancora più buono ai dolcetti,. Provatele, si possono fare anche se non è carnevale, sono molto particolari.
Per l'impasto io ho usato la pasta matta presa da Sale&pepe di settembre, siccome l'avevo fatta poche ore prima per una torta rustica, e me ne era avanzata tanta ho deciso di provare e sono venute benissimo, si vede, adesso vi lascio  gli ingredienti anche di questo impasto così potete scegliere:

Ingredienti pasta matta:

400 grammi di farina 0
6 cucchiai di olio evo
1 pizzico di sale
150 ml di acqua frizzante

Mettere tutti gli ingredienti nella planetaria, nella spianatoia o dove volete e amalgamare, lavorare  bene, avvolgete nella pellicola e far riposare, riprendere e tirare sfoglie molto sottili e procedere come sopra.
La differenza è che in questo impasto non c'è il burro e vista la pesantezza del fritto, avere un impasto senza burro è sicuramente meglio.
Bene vi ho fornito due ricette di impasti, a voi la scelta.


domenica 10 febbraio 2013

CASTAGNOLE



Dopo le castagnole romane, che ho mangiato senza postare, adesso vi lascio le castagnole lombardo-emiliane, prese da Donna di Repubblica.
Sono venute molto bene, buone, morbide, saporite, leggere, molto leggere. Non mi dilungo e passo alla ricetta.

Ingredienti: in rosso le mie aggiunte

2 uova, io ne ho messe 3
80 grammi di zucchero, io ho abbondato a 100
1 pizzico di sale
1 limone, la scorza grattugiata, mi raccomando di giardino, o bio
100 grammi di burro
500 grammi di farina 0, è troppa anche con 3 uova ne ho aggiunta solo 400 grammi, altrimenti viene un impasto troppo duro, invece deve risultare molto morbido
1 bustina di lievito  
qualche bicchierino di grappa per dare aroma e ammorbidire l'impasto
1 litro di olio di arachide per friggere

Sbattere le uova con lo zucchero, aggiungere il sale, il burro morbido, la scorza del limone, la farina, la grappa, rendete l'impasto morbido, non liquido, morbido, da prendere con un cucchiaio e mettere nell'olio, io ho aggiunto quasi mezzo bicchiere di grappa, ma dipende anche dalla farina e solo in ultimo la bustina di lievito, subito dopo iniziate a friggere in olio di arachide. Non prendono neppure una goccia d'olio, potete metterle direttamente nello zucchero, io ho messo sotto lo zucchero semolato e sopra le ho spolverate con quello a velo. Ne sono venute tante, ma ce ne sono rimaste giusto qualcuna, domani sera devo fare altro...buone castagnole!!!


giovedì 7 febbraio 2013

RICETTE TOSCANE: TORTA DI RISO ALLA CARRARINA


Eccomi di nuovo qui a postare un altro dolce, e che dolce! Inizio con questa ricetta una rubrica "Ricette toscane" dove inserirò solamente ricette, dolci e salate della mia amata e splendida regione. Questo perché, anche se il blog si chiama "Un pezzo della mia Maremma" spesso, per svariati motivi, posto ricette di ogni dove; romane perché abito a Roma da 40 anni, milanesi perché mio marito ha vissuto lì tanti anni e ne ha gustato quella cucina, (vedi i risotti che adoro), siciliane, sarde, pugliesi, liguri, piemontesi, insomma la cucina italiana è senza dubbio interessante, nello stesso momento mi piace anche la cucina di altri paesi come non amare la paella, il baccalà portoghese, la mousse francese...ce ne sono, così racchiuderò le ricette della mia Toscana tutte insieme in una rubrica, appunto: Ricette Toscane.
Cominciamo con la Torta di riso alla carrarina. Non è una torta, è uno spettacolo, non è la solita torta di riso, ma una torta di riso con sopra un latte alla portoghese, provatela, è anche veloce.

Ingredienti:

150 grammi di riso comune
12 uova, possibilmente bio
300 grammi di zucchero semolato
1 litro e mezzo di latte intero
1 bicchierino di liquore all'anice, io Mistral
la scorza grattugiata di un limone, bio, o di giardino
1 pizzico di sale

Cuocere il riso per pochi minuti e scolarlo. Ungere e infarinare una tortiera di 30/32 cm di diametro, accomodarci il riso e pressarlo con le mani, nel frattempo sbattere le uova con lo zucchero, versarvi il latte caldo, il liquore, la scorza di limone e il sale, amalgamare molto bene tutto.
Riprendere la tortiera con il riso ben pressato e versarci molto, molto piano la crema di uova, altrimenti il riso si sposta, infornare a forno caldo, 180°C , far cuocere per circa 2/3 ore. Sformare in un piatto grande e provate questa delizia. Magari la prima volta dimezzate la dose, perché è molto nutriente, ne basta poca per essere soddisfatti. Torta di riso alla carrarina una delizia.

Questa è la ricetta, adesso il mio consiglio: non imburrate la teglia, mettete sul fondo dello zucchero, abbondante, e fatelo caramellare poi accomodateci il riso, questo perché quando andate a sformare la torta, la paste che sta sotto è bianca, per cui o la caramellate con il cannello o fate caramellare prima lo zucchero. La prossima volta farò così.



mercoledì 6 febbraio 2013

QUANTI MODI DI FARE E RIFARE I SOCKERBULLAR, O BOMBOLONI AL FORNO


Eccoci arrivati al 6 febbraio, e la nostra bella iniziativa Quanti modi di fare e rifare sta crescendo. E' vero sono due anni, ricordo l'emozione nello scrivere il primo post, il pane alla birra, ne sono successe di cose...ne sono passate di ricette, tutte belle, tutte coinvolgenti e per tutte sempre la solita emozione, come la prima volta, spero di farcela anche questa volta, ma sono in grande ritardo ho avuto un sacco di cose da fa fare e purtroppo la cucina è passata in secondo piano, ma adesso riparto.
Perdonatemi se per la ricetta vi rimando dl sito di Barbara, anche perché la sua spiegazione è perfetta, l'unica differenza è nella cottura, io li ho fritti, i miei vanno pazzi per i bomboloni fritti e con calma li rifarò al forno, grazie della vostra comprensione. Alla prossima



Ci ritroveremo il 6 marzo con questa bellissima e invitante pastiera che trovate qui nel blog di Francesca